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ultime lettere d'jacopo ortis | 45 |
piegati fanno arti gentili, essi dicono, e cittadinesche; non però hanno nerbo e diritto cittadinesco. Chiunque si guadagna sia pane, sia gemme, con l’industria sua personale, e non è padrone di terre, non è se non parte di plebe; meno misera, non già meno serva. Terra senza abitatori può stare; popolo senza terra, non mai: quindi i pochi signori delle terre in Italia, saranno pur sempre dominatori invisibili ed arbitri della nazione. Or di preti e frati facciamo de’ sacerdoti; convertiamo i titolati in patrizj; i plebei tutti, o molti almeno, in cittadini abbienti, e possessori di terre - ma badate! senza carnificine; senza riforme sacrileghe di religione; senza fazioni; senza proscrizioni né esilj; senza ajuto e sangue e depredazioni d’armi straniere; senza divisione di terre; nè leggi agrarie; nè rapine di proprietà famigliari - da che se mai (a quanto intesi ed intendo), se mai questi rimedj necessitassero a liberarne dal nostro infame perpetuo servaggio, io per me non so cosa mi piglierei - nè infamia, nè servitù; ma neppur essere esecutore di sì crudeli e spesso inefficaci rimedj - se non che all’individuo restano molte vie di salute; non fosse altro, il sepolcro. - Ma una nazione non si può sotterrar tuttaquanta. E però, se scrivessi, esorterei l’Italia a pigliarsi in pace il suo stato presente, e a lasciare alla Francia la obbrobriosa sciagura di avere svenato tante vittime umane alla libertà - su le quali la tirannide de’ Cinque, o de’ Cinquecento, o di Un solo - torna tutt’uno - hanno piantato e pianteranno i lor troni; e vacillanti di minuto in minuto, come tutti i troni che hanno per fondamenta i cadaveri.
Il lungo tempo da che non ti scrivo non è corso perduto per me; credo invece d’avere guadagnato anche troppo - ma guadagni fatali! Il signore T*** ha moltissimi libri di filosofia politica, e i migliori storici del mondo moderno: e tra per non volermi trovare assai spesso vicino a Teresa, tra per noja e per curiosità, due vigili istigatrici del genere umano - mi son fatto mandare que’ libri; e parte n’ho letto, parte ne ho scartabellato, e mi furono tristi compagni di questa vernata. Certo che più amabile compagnia mi parvero gli uccelletti, i quali cacciati per disperazione dal freddo a cercarsi alimento vicino alle abitazioni degli uomini loro nemici, si posavano a famiglie e a tribù sul mio balcone dov’io apparecchiava loro da desinare e da cena; - ma forse ora che va cessando il loro bisogno non mi visiteranno mai più. Intanto dalle mie lunghe letture ho raccolto: Che il non conoscere gli uomini è pur cosa pericolosa; ma il conoscerli quando non s’ha cuore da volerli ingannare, è pur cosa funesta! Ho raccolto: Che le molte opinioni de’ molti libri, e le contraddizioni storiche, t’inducono al pirronismo e ti fanno errare nella confusione e nel caos, e nel nulla: ond’io, a chi mi stringesse o di sempre leggere, o di non leggere mai, mi torrei di non leggere mai; e così forse farò. Ho raccolto: Che abbiamo tutti passioni vane, com’è