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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 377

zioni nel corso brevissimo di trent’anni; e le inavvertenze di stampa e le abbreviature e i caratteri a nessi, grati a’ior oc- chi, propagarono a un tratto, e perpetuarono il numero e la perplessità de’ versi intesi a traverso. Non senza norme di cri- tica l’Aldo, nel 1502, stabiliva una lezione, per quanto la lin- gua e l’ortografia malarrivate a’ suoi giorni, e tutte le origini spurie de’ codici, lo comportavano. Ma che riuscisse « incorrei’ » tissima perchè il Bembo, autorevole ^a^oré del testo all’Aldo, » lo aveva sotto nome di correzione tutto guasto e malconcio ’, » — ha faccia di storia mormorata da ninno e da tutti; e par— rebbemi lascito della credulità de’ vecchi filologi alla sfacciata malignità de’ moderni, che oggi l’affermano con ignoranza, che in queste faccenduole per que’ valent’uomini dovrebbe pure es- sere meno comune della malignità, la quale in essi è natura. La inventò il Yellutello nel 1544^, senza attentarsi pur nondi- meno di nominare il Bembo, che ancora viveva, e avrebbe po- tuto scolparsi, o essere scolpato dagli amici suoi, s’era morto-. Ad Apostolo Zeno, senza sincerarsi del fatto, bastò di addurre induzioni probabili ad additare in quell’autorevole autore del testo il Cardinale Bembo:* e il critico si lasciò cogliere dal commentatore, il quale dicendo che il Bembo diede il testo del Petrarca e di Dante all’Aldo , coprì , con l’arte solita de’ ca- lunniatori, di verità la calunnia. Perchè in fatto il Bembo ri- scrisse l’autografo del Canzoniere per Laura, da lui posseduto, e n’uscì l’edizione dell’Aldo. Ma le opere sue manifestano ch’ei di Dante leggeva un testo diversissimo dagli Aldini. S’ei lo traesse dall’ esemplare della Commedia Petrarchesco , sognato per avventura fin da que’ tempi, o da tal altro, ed esista pur esso da venerarsi nel Vaticano , io mi riporto a’ bibliotecarj dottissimi del Sommo Pontefice ^. Contro a Dante parteggiò a viso aperto, e da critico: e non era di ingegno sì stupido ch’ei senza avvedersene gli guastasse la poesia; né sì malnato che s’ industriasse di sfigurarla. Ben ei leggevala alcune volte , e la intendeva a sua posta a farne esempj di grammatica; onde fino da’ primi canti : —

Togliendo gli anima’ che sono in terra.... *» Più non t’ è huo* ch’aprirmi il tuo talento «.

Ma le regole ed etimologie Provenzali ch’ei ne filava gli erano


1 Parenti, Annotazioni al Gran Dizionario, fascic. Ili, 173-176, com’è citalo dagli Editori di Padova, Purgatorio, XXX, l5; e non m’e chiaro a chi spetti la contronota (a) nel loro voi. Il, png. 692. Ben affermano altrove: Certamente la edizione fu eseguita dall’Aldo sullo scritto copiato di propria mano dal Car- dinal Bembo. Voi. V, pag. 531.

2 Vellutello, Lettera innir/.i alla Nuova esposizione di Dante. Venezia, lo44.

3 Annotazioni al Fonlanini, voi. I, pag. 297, Venezia, 1753.

4 Vedi dietro, sez. LXIX.

5 Bemho, Prose, voi. Il, delle Opere sue XI, pag. 13, ed. Milanese de’ Clas- sici — Inferno, II, 2.

6 Edizione citata, voi. X, pag. 42; — Inferno, II, 81.


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