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i DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

» e assai ben corretta; ed ha in fronte scritte queste parole’.» — Le riporto qui a piedi come furono poscia copiate dal Ti- rabosclii ch’era concittadino di Alberigo, e da un codice pre- servato nella sua patria *. Nota che di Jacopo della Lana ninno ha mai fatto menzione prima del suo traduttore ; e ch’era Bo- lognese , e trascurando il suo volgare che a que’ tempi era letterario, e fioriva più del Toscano ’, — « scrisse in sermone » vulgari Tusco, che non era si noto a tutti come il latino ; » e che il traduttore il quale morì trent’ anni o poco più dopo Dante ^ parla del commentatore originale come d’uomo già morto. E davvero se non aggiungesse tante altre particolarità intorno al suo parentado, sospetterei che Jacopo Alighieri, — al quale era pur forza di scrivere in idioma che avrebbe dato da dire a più d’uno fra Guelfi,

Ma Fiorentino Mi sembri veramente, quant’ io l’odo,

si fosse occultato sotto al nome d’ un Bolognese. Ma che il Commento dell’ « Anonimo Famigliare » nel codice Laurenziano potesse essere riscritto dall’Opera di Jacopo della Lana, pare che gli Accademici non volessero contraddirlo al Salviati; né cre- derlo, né appurarlo. Oggi gli uomini dotti in Firenze ne hanno lasciato conoscere molta parte, collazionandolo a un’altra copia novellamente dissotterrata. Lo lodano tuttavia per Antico , Buono, Ottimo ^, stando contenti al giudizio de’ loro passati. Pur que’ valentuomini adoratori seguaci di pergamene d’ ogni antica scrittura, chiamati critici indegnamente ; non hanno guardato se nelle loro ricche biblioteche fossero da ritrovarsi alcune copie de’ commenti attribuiti a Jacopo Alighieri; sì che si scopra quanto siano genuini, e dissimili l’uno dall’altro; e se tutti e due non somigliano in tutto o in parte all’Anonimo. In ciò, non foss’ altro, i vivi, e ne li prego, in nome de’ loro posteri, non imitino i morti.

CXCIL Per ora è manifestissimo, che se ciascheduno de’ tre pose mano a un Commento diverso, vi lavoravano a un tempo stesso, e li terminavano o dodici o, a dir assai, tredici anni dopo la morte dell’Autore ®, quasi dieci anni innanzi che Pie-


1 Salviati , Avverlimenti della Lingua, voi. I, pagg. 220-224, ediz. Milanese de’ Classici, 4809.

2 Hunc Comentum totius usque Comedie composuit quidam Dominus Jacohus de la Lana Bononiensis licentiatus in Arlibus et Teologia, qui fail filim fratris Fitipi de la Lana Ordinis Gaudentium, et fecit in sermone vulgari Tusco. Et quia tale idioma non est omnibus notum, id£0 ad utilitatem volentium studere in ipsa Comedi a transtidi de vulgari Tusco in gramaticali scientia litterarum, ego Albericus de Roxiata dictuSy et utroqne jure peritus, Bergamensis. — Storia della Letteratura Italiana, voi. V. pag. 313.

3 De Vulgari Eloquentia, cap. XV.

4 Tirabosclii, volarne citato, pag. 312.

5 Ediz. Fiorentina, voi. IV, pag. 38.

6 Qui dietro, sez. LXXX,


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