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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 359

gionevolmente , — « per ciò che della Lupa fu detto che il » A^eltro

Verrà che la farà morir di doglia;

» e della femmina sedente sul carro

Messo di Dio anciderà la fuja.

» due predizioni che si riducono ad una sola; ed era la spe- » ranza che Cane della Scala annientasse la potenza della Cu- » ria Romana e de’ Guelfi *. y Or questa interpretazione, vera, e nuova a’ di nostri, era piuttosto palliata che mal conosciuta da’ primi commentatori. L’Anonimo, il quale senz’altro ò il più antico, ove spianando le sigle enigmatiche DXV % e le parole MESSO DI Dio, lasciò scritto : — « Cioè DVX , duce , messag- » giero di Dio, che tutto il mondo riducerà a Dio; e consuona » con ciò che disse (del Veltro ncW Inferno, canto I)

Questi la caccerà per ogni villa ’. »

Se non che non attentandosi di palesare chi la Lupa vera- mente si fosse; e che il Veltro, e il Duce, e il Messo di Dio, e Cane Scaligero volevano importare tutt’ uno , si disvia nel principio dell’ Opera con lunghissime fantasie su le sette età della terra, secondo 1 giri de’ sette pianeti; e come a’ tempi di Dante corresse la settima età ed ultima, — « cioè della Luna, » della quale era donna la Lupa, gente avara e cupida; onde » l’Autore , poetando e imitando l’opinione di coloro che vo- » giiono che il mondo sia eterno e reggasi per costellazioni , » dice che ritornerà un’etade la quale fia per tutto simile alla » prima , sotto il pianeta di Saturno , e fia un principe sotto » il quale il mcndo fia casto’’.» — quanto e quale fondamento il Poeta facesse sopra questa mitologia filosofica, s’è già detto;" ma né l’Anonimo interprete suo sei credeva. Da quel tanto del suo Commento che mi è toccato di leggere, pare che ninno, da Dante in fuori , abbia mai saputo sì addentro in ogni secreto della Commedia- Così venisse fatto a noi di sapere chi egli si fosse; e forse l’autorità del suo nome acqueterebbe moltissime liti. Altrove è mostrato, come quattro o cinque anni dopo l’esilio, il Poeta si stava in Padova ; ^ e questo Anonimo v’ era anche esso intorno a quel tempo ^. Or non fu egli per avventura Ja- copo suo figliuolo che ricuperò gli ultimi tredici canti? Certo,


{ Paolo Costa, edizione Bolognese, an. 1819; citata nella Padovana, voi. II, pngg. 772, segg.

2 Vedi qui dietro. ?ez. XXI.

3 Edizione Fiorentina, voi. IV, pag. 164.

4 Volume citato, pag. 42.

5 Qui dietro, sez. CLXXXI, segg.

6 Scz. LXXXIIL

7 Sez. LXXX


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