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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 345

dirle, e a chi abusa del tempo a leggerle per contraddirle. Il nome del figlio dell’Autore indusse ragionevolmente ogni uomo a sperare bene di quel Commento: e fu esaltato al cielo, perchè Mario Filelfo, come che il men verecondo, non era il solo, o il più antico de’ dottissimi privilegiati, e più molto a’ di nostri, a dare giudizio di libri, letti a pena, o non letti ’. Or da quel- l’anno retrocedendo sino al 1330, si troverà che Mastino della Scala rompeva i Fiorentini; cacciavali dalla Signoria di Lucca; andò a tenervi corte bandita , e campo di Ghibellini ; dava armi a quanti esuli e malcontenti correvano a lui da tutte le città popolari della Toscana , finché nel 1340 soggiacque al Papa; gli si fé’ suddito tributario di armi e danari, e si re- dense dalla scomunica. — « Ed ecco come il buon Pontefice » Beuedetto XII amichevolmente ottenne ciò che il gran ca- » porale de’ Guelfi, Giovanni XXII, con tante guerre, non aveva » mai potuto ottenere ’*. » — E in quel mezzo i figliuoli di Dante sollecitavano di procacciarsi gli avanzi del loro patri- monio da’ Guelfi’, e attendevano alla illustrazione della Com- media. L’ultimo d’essi ragguagliava gli anni delle rivoluzioni del pianeta di Marte, notando ch’ei scriveva nell’anno 1340^. Ogni lode agli Scaligeri mentr’erano abbominatiper religione, e in guerra con mezza l’Italia, e più terribili a’ Fiorentiiii, avrebbe raggravato i sospetti e rinnovata la proscrizione sovra gli eredi dell’Autore. Pertanto se alle volte nascondono l’animo del figlio di Dante e del cittadino, e i luoghi « più belli, più » curiosi, e più importanti ùq\\?ì Divina Commedia^, » non par meraviglia.

CLXXXI. Cospicui, davvero, non sono gli oscuri per allu- sioni troppo allegoriche e dispute dottrinali. Se questi più ch’al- tri sembrino interpretati di pieno proposito in quel Commento] e se, a quanto ne dicono, lungo com’è, non prometta di esporre se non que’ luoghi, non so. Fra le chiose d’antichi , prescelte ultimamente da’ volumi inediti a corredare l’edizione de’ Fio- rentini ^, le brevissime e fredde intorno alle storie de’ tempi, si mostrano sotto il nome di Pietro di Dante. Tanto premeva- gli di sviare ogni memoria ghibellina, e il nome più ch’altro del principe di Verona , da quella prima e perpetua allegoria del Poema , che alla parola Veltro , non pure dichiara : — « Questo è pronostico che un sapientissimo nascerà e sorgerà: ’ » — ma a chi domandasse : — perchè l’Autore faccia profetare


i Fontanini, Eloquenza Italiana, lib. Ili, pag. 442. — Citato da[ Pelli, il Fi- lelfo: « Nec arbitroì’ qnemquam recte posse Dantis opus commentari, nisi Petri viderit volumen: qui ut semper erat cum Paire, ita eius mentem tenebat melius.

2 Muratori, Amiali d’Italia, ann. 1339-1340.

3 Qui dietro, sez. CLXXVllI.

4 Paradiso, XVI, 34-39, ediz. Fiorentina, IV, pag. 21J. 6 Dionisi, loco citato.

6 Spesso allegata, segnatamente nella sez. CXXIII.

7 Qui dietro, sez. G