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DISCORSO SUI- TESTO DEL POEMA DI DANTE.

r annotatore recente di Alberigo registra qiie’ versi, quasi si fossero traduzione delle frasi fratesclie : — N"/7ns hominum de magnitudine scelerum suorum desperetj quia omnia inpoehitentia expiantur\ — Ma se quest’Alberigo non si fosse occulta o per secoli dentro gli archivj per abbellirsi « con la scrittura assai » antica, e i caratteri guasti da troppa età% » sì che gli an- tiquari facessero echeggiare per tutta Europa il — trovai — d’Archimede, oggi ei starebbesi inosservato con gli altri della sua stampa ne’ volumi delle Vite de^ Santi, pronte da leggersi in molte edizioni e in più lingue. La loro testimonianza è giu- stificata da’ canoni di critica storica, e da questo del Tiraboschi: — « che a ciò che uno assicura di avere veduto con gli occhi » proprj non si nieghi fede cosi di leggieri *. » — Adunque non rido della semplicità di popoli mezzo barbari, ne accuserò d’ impostura gli storici che scrivevano per que’ secoli. E ne desumo : che Dante, tendendo a riformare la religione, impor- tavagli di narrare ch’ei vide san Pietro circondargli tre volte la fronte di luce , e consacrarlo alla missione apostolica di san Paolo*. — Le sue rivelazioni de’ regni de’morti, a riescire potenti sul mondo d’ allora , avevano da parere non immagi- narie, ma vere; e non tanto mirabilmente poetiche, quanto religiosamente autentiche al pari delle predicate alla moltitu- dine nelle chiese, e talor descritte negli annali de’ regni. Una visione, avvenuta cent’ anni dopo l’età di Alberigo, narra— vaia, poco innanzi che Dante nascesse, il più veritiero de’mo- naci che mai scrivessero storia. Somiglia alle altre nell’inven- zione e nel metodo : bensì corre meglio circostanziata. Non è di fanciullo rapito da una colomba , come Alberigo ; ma d’uomo che va a parlare a’ morti nella settimana santa , e a traverso d’un gran deserto, come il Poeta*.

CLXVI. Anche il sistema allegorico nella Commedia, tanto diverso dalla semplicità, l’unità, e l’evidenza pittorica delle significazioni della greca mitologia, benché sembri invenzione della teologia gotica dell’età ferrea, pur nondimeno ha pro- fonde e bizzane le sue radici ne’ libri apostolici : e più assai nelle Epistole, dove i due figliuoli d’ Abramo, l’uno nato di donna serva, l’altro di libera; l’uno secondo la carne, l’altro secondo la legge, figurano il Vecchio Testamento, ed il Nuovo : e la serva è figurata dal monte Sinai , perchè era vicino alla città di Gerusalemme soggetta a’ Romani; e per madre libera intendesi la Gerusalemme del cielo*. E Dante procede così


i L’editore Romano al cap. XVIII d’Alberigo.

2 Lettere del Bottari, ediz. Padovana, voi. V, pag. 118.

3 Stona della Letteratura, voi. Ili, pagg. 31-32, ediz. Pisana,

4 Vedi sezz. XLIII e XLIV.

6 Mr.th. Paris, Historia Angliae, ad ann. 1193.

6 Quoniam Abraham duos fiUos habuit: unum de ancilla, et unum de libera. Sed qui de ancilla, secundum carnem natus est: qui autem de libera, per re-