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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

civili versato da’ preti a torrenti, e a tradimento da’ congiurati, e senza misericordia da’ vincitori, sì che n’erano guaste l’acque intorno a Vicenza *. Cui può immaginare quanti episodj già scritti i] Poeta levasse a far luogo a’ nuovi che gli sopravve- nivano, e gli larevatjo di maggiore momento? E in ciò idi Di- vina Commedia somiglia al lavoro d’Elena;

Doppia ordiva una tela, ampia, raggiante, A varie fila, istoriando i lunghi Anni e travagli, onie per lei fra l’armi Gemean i Gr. ci e i Troj sotto le mani Dolorose di Marte 2.

Né il disfare le fila d’alcuna di quelle rappresentazioni a so- vrapporvi dell’altre, avrebbe mai danneggiato l’ordito, né rac- corciata allungata la tela. Cosi ogni qualvolta Dante fosse morto, avrebbe lasciato intera l’Opera; ma finché viveva non si sarebbe restato mai dal mutarne, or una parte or un’altra. Questa pure non è che ipotesi, e sai’à facile l’aiplicarla a chiun- que l’adotta; e non meno facile il rigettarla a molti che certo s’agguerriranno contr’^-ssa. Pur veggano di ritrovarne alcun’al- tra che, concedendo di raffrontare le allusioni per entro il Poema alla cronologia della stona, non li meni per avventura a taluna delle conclusioni assurdissime che m’è giovato d’esporre sin da principio tanto ch’altri se ne convinca ’.

CLXIV. Certo la predizione del titolo di Capitano della lega ghibellina ottenuto da Cane della Sc»la fu scritta alla fine della seconda Cantica due anni o poco più innanzi che Dante mo- risse \ Or sia ch’ei potesse d’indi in poi scrivere tutta quanta, la terza. Ma altresì il parentado di Cane della Scala col Si- gnore di Feltre, che diede preponderanza alla fazione ghibellina sino a’ confini del Friuli, è indicato sin da principio della prima Cantica; e avvenne nel 13i6^. Pertanto chiunque persiste e contende che l’Opera non era ritoccata materialmente a norma degli avvenimenti, s’assume di dimostrare che poco più di quattr’anni bastassero a comporla dal primo all’ultimo verso. A me invece risulta che anche i passi i quali, più che gli av- venimenti guardavano alle dottrine di religione, soggiacquero, e se l’Autore fosse vissuto, sarebbero soggiaciuti a nuove al- terazioni e più ardite. Le guerre civili inferocivano verso la fine della sua vita, tanto che se ei tardava un anno a morire , sa- rebbe srato cacciato anche dal suo ricovero di Ravenna *. Le sue disavventure esacerbavano le sue passioni. Le pubbliche


1 Paradiso, loco citato, 43-60.

2 Iliade, Uh. TIL

3 Vedi dietro, sezz, XI-XXV.

4 Sez. XXL

5 Sez. LXXXVin.

6 Sez. CU


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