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DISCORSO SUL TESTO DLL POEMA DI DANTE.

il pianeta di Venere: onde gli espositori a una voce; — « era » donna inclinata forte a’ piaceri amorosi ’. » — L’editore Eo- mano anzi nota: « che un antico postillatore, forse in vista di » quel mi vinse, chiosa, senza tanti complimenti: ista fuit Cu- » nitia — qua} fiiit magna meretrice *. » Senzacliè Benvenuto da Imola nella Cantica precedente ridisse dal pubblico grido come un adultero accolto da Cunizza per la porticciaola della cucina e coltovi da’ parenti, si mostrò penitente, e gli fu perdonata la vita, e poi fu trucidato, perchè — illa maledicta traxit eum in primum fallum ’. Gl’interpreti nondimeno varrebbero poco con- tro al nome d’una donna che Dante giudica degna di starsi fra le beate, se la loro perpetua testimonianza non derivasse da storie di fede certissima. Celebre innanzi che il Poeta nascesse era un uomo contemporaneo di Cunizza, nato nella stessa con- trada;^ — e racconta come ella fuggivasi dal marito con un amante, col quale correva voce , che si fosse giaciuta sino dal tempo ch’essa dimorava sotto il tetto paterno’*. Vero è che Dante da poeta e da uomo di parte esagera e attenua talvolta la pubblica fama con circostanze ideali, o nuovissime; non però, da quest’unico luogo in fuori, le contraddice mai tanto che provochi contro di sé l’incredulità degli uomini , fra’ quali gli storici avvenimenti e i caratteri d’individui famosi, benché al- terati dalla tradizione, erano non per tanto notissimi. E che non si sarebbero indotti ad avere per santa un’adultera d’infame celebrità, pare che il Poeta se n’accorgesse, da che le fa dire

Ma lietamontp. a me medesma inrlulgo T.a cngion di mia sorte, e non nu noja: Gilè forse parria forte al vostro vulgo.

Il significato non limpido in questi versi, e peggio nell’ultimo, che accoglierebbe più sensi, fu comportabilmente inteso dal Lombardi, ed espreseo nella parafrasi che, a quanto io mi so,


1 Volpi, e gli altri a quel luogo.

2 De Roma ni s, ivi.

3 Anliqnit. Hai, voi. 1, pag. 1166.

4 Rolaiidinus, Scriplores Rerum lialicarmi, voi. Vili, pag. 360. ~ Oltre a Rolandino, la vita d’Ezzelino da Romano fu scritti in volgare fra l’italiano e il padovano da l’ictro Girardo da Padova, suo contemporaneo, come die il Vossio, tìdando nel giudicio do’ critici italiani, civdessela spnrii {Hisioria La- tina, lib. Ili, cap. 8), e il Montanini, citandone il titolo a sproposito, la tenga con altri per ini;tosluradi Fausto da Longiano, che primo la pubblicò nel 1543 (Venezia, per Curzio Navò); pur altro non fece se non rimutarne la lingua qua e là, e ridurla più corretta e leggibile; ed Apostolo Zeno [Note alla Bibliuteca del Foìitanini, voi. II, p. 253) ebbe dal Foscarini, autore dell’Opera Della Let- teratura Veneziana, — e poi doge, un codice antico che giustifica insieme Fausto dell’impostura appostagli, e Dante delle beffe che si fa de’ l’adovani che scriveano in italiano De Vulgari Eloqnenlia. lib. II). Del bizzarro errore del Corbinelli che pigliò il testo del Fausto per antico vedi la nota 2 alla sez. CXLII., pag. 297.

5 Loco citato, pag. 173.


DISCORSO