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316 DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

ben discernere quale delle due vi predomini ; e ehi volesse disgiungerle, le annienterebbe. Bensì nell’ Odissea la natura reale fu ritratta dalla vita domestica e giornaliera degli uomini, e la desciizione piace per l’esattezza; mentre gli incanti di Circe, e i buoi del Sole, e i Ciclopi ,

Caetera qiiae vacuas tenuissent Carmine mentes,

compircciono all’amore delle meraviglie: ma l’incredibile vi sta da sé; e il vero da sé. L’autore invoca la Musa, non g.k che CANTI , ma si che gli narri ; e si fa mallevadore della cre- dulità di chi l’ode. Bensì neWIiade la poesia facendo da storia. la Grecia è chiamata a dar fede alla Deità che esaltava le imprese de’ suoi guerrieri : —

Muse, voi dall’Olimpo, albergo vostro, Presenti a tutto, e Dee, tutto sapete; Ma noi, di tutto ignari, udiam la fama ».

Questa d’Omero é arte efficacissima all’illusione e alla mera- viglia; e insegnata dalla natura, che stando invisibile si fa conoscere per mezzo delle sue creazioni. Ma Dante, oltre che rappresenta mondi ignotissimi alla natura esistente, vi si mostra r unico creatore , e vuole apertamente ed oi era sì , che ogni pensiero e ogui senso connesso a quelle rappresentazioni sia destato e diretto da lui.

CLVII. Come gli abitatori del suo Paradiso veggono ogni loro beatitudine m Dio, così i suoi letto i non godono dell’iK lusione poetica .se non quanto tengono attentissima 1’ anima tutta alle parole, a’ moti, e all’anima del narratore. Se il rac- conto di Francesca non percote d’eguale pietà cgn’ individuo, e se molti non s’avveggono dell’aspetto, dell’atteggiamento e del cuore di Paolo, tutti pur sono costretti a osservarne gli effetti sovra il Poeta •

. . . Piangeva si, che di pielade

Io venni meno si com’ io morisse:

E caddi come corpo morto cade.

Alle varie passioni che lo spettacolo d’ogni oggetto eccita in lui , rispondono spontanee le nostre, perchè, nun che fingerle, ei spesso le aveva osservate in altri, e sentite. Convisse col padre e i fratelli di Francesca; fu loro ospite; vide la stanza ove essa abitò giovinetta felice e innocente; udì forse narrato il caso dal vecchio Guido; e descrisse da poeta la compassione ch’esso aveva veramente provato com’ uomo ed amico. Le cir- costanze : —


1 Iliade, lib. lì 78"3, segg, d*’I testo.