Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 309
credesse reo di averne pietà, la bellezza ideale della poesia tor- nerebbe in prosaica realtà. La morte misera de’ due innamorati, anzi che parere sciagura tanto più da compiangersi quant’è portata da forza irresistibile di passione , mostrerebbesi pena degna della impurità e dell’incesto. Il sospettare che Dante pensasse ad un’ora all’enormità del peccato e a’martirj di Fran- cesca , raffredderebbe la sua compassione e la nostra. E’ pare che, temendo d’essere trainteso, ridica che era confuso di tri- stezza; né lascia che il vocabolo esprima se non quell’amaro dolore clie innondi l’anima lungamente, e sommerge ogni altro pensiero. Tristo alle volte pigliasi per malvagio; e trisHzia-per scelleraggine quasi sempre a’ dì nostri, ma di rado a que’ tempi; e come che Dante faccia uso frequente della parola, non so ve- der mai, ch’ei vi intenda empietà. Il Magalotti richiamandosi all’analogia de’ versi,
Fra questa cruda e tristissima copia Correvi n genti nude e spaventate,!
trascorse per fretta di memoria a leggere iniqua e tristissima ’. Gli Accademici della Crusca addussero il verso a spiegare scelleratissima moltitudine % non s’avvedendo che non è d’uo- mini , ma di serpenti , fra’ quali le genti correvano n"de : ^ e risponde al latino teterrimus, sì come altrove il tristo Jì a to del lezzo infernale ^ Bensì i luoghi donde il significato d’afflittis- simo esce schietto sono infiniti; e basti uno per Cantica. —
Sembianza avean né trista né lieta ».
Come all’annunzio di futuri danni. Stava a udir, turbarsi, e farsi trista »,
Molti sarebber lieti che son tristi ’.
V ambiguità negli antichi scrittori poi venne , non da molte parole invecchiate , bensì dal tenere per eleganze i nuovi si- gnificati ammucchiati sopra una sola; di che renderò nuove grazie a’ grammatici ^. Uno d’essi esorta « di stare alla lettera. » Qui parla da savio;* e le sue note al Poema in quanto alla lingua sono sempre degne d’osservazione. Pur le più volte è da fare come consiglia, e non com’ei fa; quand’osso, più ch’altri, vuole tuttavia sdebitarsi dell’ obbligo fatale agli interpreti di
i Magalotti, Commento sui primi cinque canti deU’Inferno, pag. 85.
2 Vocabolario ^ art. Tristissimo, i,
3 Inferno, XXIV. 82-9 J. i Liferno, X, 11.
5 Inferno, IV, 81.
6 Purgatorio, XIV, 71.
7 Paradiso, XVI, 442.
8 Vedi sopra sezz. XLV, XUX.
9 Bagioli, Commento dt^W Inferno. V, 72, 112-117.
310