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Di-:coRSO sul testo del poema di dante.
quanto importava a’ giornalieri interessi del suo dominio ; e non trovo che nel 1318 ei s’aggiungesse alla lega de’ Ghibellini. Che altri motivi non inducessero Dante a rimeritare di premio SI scarso la generosità dell’ospite suo, chi mai può dirlo, o ne- garlo? pur chi rispondesse ch’ei tacque a caso, s’ingannerebbe. L’episodio di Francesca d’Arimino, figliuola di Guido, potrebbe addursi in prova di poco rispetto alla fama di quella casa, se non si manifestasse scritto piuttosto per gratitudme a conso- lare il padre e i fratelli d’una sciagura che non poteva occul- tarsi. La divinità della poesia le scemò l’ infamia esagerata dallo scandalo popolare. Q.iell’amore è narrato con arte atten- tissima a non lasciar pensare all’incesto. La colpa è purificata dall’ardore della passione, e la verecondia abbeUisce la confes’ sione della libidine; e in tutti que’ versi la compassione pare Tunica Musa: —
Francesca, i tuoi martìri. A lagrimar mi fanno tristo e pio. —
CLL Taluni idearono che il Poeta dicesse « tristo^ per pro- « prio rimorso di simili colpe, e conseguentemente pel meritato » ugual gHstigo : pio, per compassione a quelle anime ’. » Altri fa lungo discorso a trovare — « come tristo possa importare » empio, a far bellissimo contrapposto con pio : venendo a es- » sere il Poeta in un medesimo tempo empio per compiagner » la giusta e dovuta miseria de’ dannati ; del che nel ventesimo » di questa Cantica si fa riprender acremente da Virgilio, e gli » fa dire, che è sciocchezza averne pietà, e somma scellerag- » gine aver sentimenti contraij al divino giudicio, che li pu- » nisce : * e pio poteva dirsi il Poeta, per non poter vincere la » naturale violenza di quell’affetto, che contro a sua voglia lo » costringeva a lacrimare; dove pigliando tristo in significato » di mesto, avendo di già detto che ei lacrimava , vi vien a » esser superfluo ’. » — Superflue sono le chiose, dove al Poeta è piaciuto di interpretarsi da sé:
Al tornar della mente che si chiuse Dinanzi alla pietà de’ due cognati Che di tristizia tutto mi confuse *,
E il conte Ugolino fra’ suoi figli uoU :
Quetaìmi allor per non farli più tristi:
ed erano innocenti.il luogo dove Dante trova Francesca, basta senza altro a mostrarla colpevole. Pur s’egli, ascoltandola, »
1 Lombardi, Inferno, V, commento a* versi 72, 112-117.
2 Di ciò è fatto parola, sez XLIX.
3 Magalotti, Conmento sui primi cinque canti dell Inferno, pagg. 84-85, ÌSh (ano, 1819.
4 Inferno, VI, 1-3.
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