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ultime lettere d’jacopo ortis. 29

si rivoltò addietro dicendo di volere aspettare la Isabellina che s’era un po’ dilungata da noi; ma io sospettai ch’ella m’avesse lasciato per nascondere le lagrime che le innondavano gli occhi, e che forse non poteva più rattenere. Ma, e perchè, le diss’io, perchè mai non è qui vostra madre? — Da più settimane vive in Padova con sua sorella; vive divisa da noi, e forse per sempre! Mio padre l’amava; ma da ch’ei si è pur ostinato a volermi dare un marito ch’io non posso amare, la concordia è sparita dalla nostra famiglia. La povera madre mia, dopo d’avere contradetto invano a questo matrimonio, si è allontanata per non aver parte alla mia necessaria infelicità. Io intanto sono abbandonata da tutti! ho promesso a mio padre, e non voglio disubbidirlo — ma e’ mi duole ancor più, che per mia cagione la nostra famiglia sia così disunita — per me, pazienza! — E a questa parola, le lagrime le pioveano dagli occhi. Perdonate, soggiunse, io aveva bisogno di sfogare questo mio cuore angosciato. Non posso nè scrivere a mia madre, nè avere sue lettere mai. Mio padre, fiero e assoluto nelle sue risoluzioni, non vuole sentirsela nominare; egli mi va tuttavia replicando, che la è la sua e la mia peggiore nemica. Pur sento che non amo, non amerò mai questo sposo col quale è già decretato... — Immagina, o Lorenzo, in quel momento il mio stato. Io non sapeva nè confortarla, nè risponderle, nè consigliarla. Per carità, ripigliò, non v’affliggete, ve ne scongiuro: io mi sono fidata di voi: il bisogno di trovare chi sia capace di compiangermi — una simpatia — non ho che voi solo. — O angelo! sì sì! potessi io piangere per sempre, e rasciugare così le tue lagrime! questa mia misera vita è tua, tutta: io te la consacro; e la consacro alla tua felicità!

Quanti guai, mio Lorenzo, in una sola famiglia! Vedi ostinazione nel signore T***, che d’altronde è un ottimo galantuomo. Egli ama svisceratamente sua figlia; spesso la loda, e la guarda con compiacenza; e intanto le tiene la mannaja sul collo. Teresa qualche giorno dopo mi raccontò, com’egli dotato d’un’anima ardente, visse sempre consumato da passioni infelici; sbilanciato nella sua domestica economia per troppa magnificenza; perseguitato da quegli uomini che nelle rivoluzioni piantano la propria fortuna su l’altrui rovina, e tremante pe’ suoi figliuoli, crede di provvedere allo stato di casa sua imparentandosi a un uomo di senno, ricco, e in aspettativa di una eredità ragguardevole — forse, o Lorenzo, anche per certo fumo; ed io vorrei scommettere cento contr’uno, ch’ei non lascerebbe in isposa la sua figliuola a chi mancasse mezzo quarto di nobiltà: chi nasce patrizio muore patrizio. Tanto più che egli considera l’opposizione di sua moglie come una lesione alla propria autorità, e questo sentimento tirannesco lo rende ancor più inflessibile. E nondimeno è di buon cuore; e quella sua aria sincera, e quell’accarezzare sempre la sua figliuola, e alcuna volta compiangerla sommessamente, mostrano