Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.
sotto la potestà temporale de’ Vicarj di Cristo ’. Se non che dopo molti anni di quieto dominio, fu intimato a lui e a tutti gli altri di rendere le fortezze delle città al Capitano generale di Papa Tviccolò IV. I figliuoli di Guido, introdotte occulta- mente in Ravenna le genti mandate da’congiurati di Romagna, mossero il popolo a sedizione, e il Luogotenente pontificio rese l’armi e rimase prigione de’sudditi ch’egli era mandato a cor- reggere*. Un Arcivescovo dopo cinque anni fu capitano più fortunato; ed espugnata Ravenna, spianò le case di Guido e de’ suoi figliuoli, e li rilegò, richiamando gli esuli loro avver- sar] a preporli al governo*. Pur que’ da Polenta non indugia- rono a racquistarlo, poiché nel 1300, quando il Poeta parlava con l’ombra del conte di Montefeltro, v’erano da più anni, e padroni anche di Cervia.
CXLIX. Scarse sono e disperse nelle antiche cronache roma- gnuole le notizie di Guido. La storia di Ravenna, composta tre secoli dopo da Girolamo Rossi, mi sembra opera d’egregio scrittore \ Se non che spesso per troppa ambizione di narrare le faccende d’un municipio, come se fossero vicissitudini d’un impero, disanima l’altrui fede; e mirando al grande corre al ridicolo, tanto più presto quanto più afi’etta la latinità de’ Ro- mani, quando erano signori del mondo. Soff’ermasi intorno alle rimotissime antichità, e ali’ epoche degli Esarchi ravviluppate nelle vanaglorie de’ Bisantini; e guarda ritroso a’ tempi ne’ quali pur nondimeno l’impeto subitaneo degli Italiani dalla barbarie alla civiltà ed alle lettere somministra sul genere umano os- servazioni singolarissime, e da non potersi spiare in altre epoche. Inoltre, l’autore fu medico di Papa Clemente Vili; e il libro ebbe per editore il Senato della città sotto gli occhi de’ cardi- dinali Legati , quando la loro dominazione era fatta assoluta e perpetua. Quindi i Pontefici dell’ età di Dante sono rappre- sentati padri clementi e re sapientissimi ; e i principi, che si ripartivano gran parte d’Italia, sembrano caporali di masnade, rei del patibolo. E pur erano combattenti indomabili, e maestri solenni di quante arti procacciano nome d’uomo di Stato a chi più sa valersene. Guerreggiavano con pochi soldati talor tra- ditori, e spesso codardi. Si mantenevano indipendenti, pur con- fessando di non averne diritto. Questo esempio perpetuo di di- sobbedienza al loro sovrano, giustificava la moltitudine a se- dizioni contr’essi; onde n’erano cacciati, feriti ed imprigionati,
1 Annali Cesenati e Forlivesi: Scriptores Rerum Italicarum, v-l. XlV, p. «104, voi. XXII, pag. 139: d>ve trovo l’anno 1265, forse erroro di sl:impa, e mi sono attenuto al li75, su l’autoritA del Muratori, quantunque alleghi storie più tarde.
2 AìVìali d’tlalia, an. 1290.
3 Annali di Forlì, volume citato, pag. 166; e di Cesena, pag. 1111; — e negli Annali d’Italia, sotto il 1293.
4 Hieionymi Rubei, Hisloria Ravenn., lib. X, anno 1571, — L autore la ri’ pubblicò ampliata, ma non m’è toccato mai di vederla.
D