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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE,

CXLIV. A me sembrano imposture, e non vecchie. La can- tilena — di messer Bosone d’Agohhio sopra la esposizione e di- visione della Commedia di Dante, in casa del quale messer Bo- sone esso Dante della sua maravigliosa ope<^a ne fé’ e compii la buona parte ’, — è antica per avventura, ed autentica; ma chi la intende? Queste, con altre parecchie delizie degli eru- diti, incominciarono a celebrarsi, non sono ancora cent’ anni-, da un valentuomo ad onore de’ Busoni de’ quali ei compiace- vasi d’essere discendente ’. Dante dunque ebbe in Gubbio lun- ghissimo asilo, e per gratitudine all’ospite suo futuro indugiò a incominciare il Poema sin dopo l’anno 1313, e scrivevalo tutto intero e finivalo nella casa de’ Ratìfaelli *. Dante per av-


Or poniamo anche che II greco non fosse traduzione posteriore fatta fare ila’ frati sul latino di Bonaccorso, è. pur cerio che per sapere di greco gli è con- venuto vivere e scrivere in Grecia. D’ un altro ’eologo , Niccolò d* Otranto, anteriore di poco a Dante, il sapore nella lingja greci è più certo. Raccolse nel mon isteru di San Niccolò d’Otranto molti cadici dì greca letteratura, ohe si serbavano fino al eacco de’ Turchi a quella città ; b’^nsì pur il nome della sua patria bista a mostrare ch’ei nascea m^’zzo greco. Inoltre visse a Costm- tinopoli per lungo tempo, studiò i Pa’lri della Oh osa greca a sostenerla con- tro alla latina, e mori in quella Comunione (Allacci , De consensu ulriusque Ecclesiae, lib. Il, cap. li, pig. 4. — Cave, Histor. liter. script, eccles., voi. II, pag. 279. — Oudin, Script, eccles., voi III, pag. 9. — Cd teo , De Sim. Tapi- giae, pagg. 47 e 495, Leuc. {".i .— Han lini, CataUgo de’ mss. Greci della Lau- renztana.) — D’altri grecisti taliani o anteriori o contemporanei di Dante non so trovare notizie. La Taduzione di Roezio d’alcuie 0|)ere d’Aristotde, re delle scuole, prevalse fino a* tempi di san Tommaso, che volendo pur com- mentare tulle, e sapere qu Ilo che si dicessero, operò che fossero tradotte da Guglielmo da Brabante, domenicano, e arcivescovo di Corinto. Pur san T m- mnso le commentò nel latino tr. dotto, parte d Il’araho «> piirtedal greco. (;4cto Sanctorum, ad diem VII marlii , e. IV, nura. 8. — Scrìplores Ordinis Pra di- catorum, voi. I, p gg. 388. segg. — Rubeis, De Gestis sancti Thomae, dissert. 23 e 2.) — • Della questione «e innanzi al Domenicano Bnrbantese, un Uenedeltino Francese, chiamato Ermanno, abbi.» tradotto Aristotile fino dal secolo x , o pure J copo Chierico Veneziano nel secolo seguente, vedi il Tiraboschi, voi. IV, parte I, pag. 159; e il Muratori, Antiq. Hai., voi. Ili, pagg. 93:, segg. — Nel principio del secolo <<\ leggevasi ad ogni modo tradotto in latino nell’Uni- versità di Parigi. Onde Bigordo, medico e biografo del re Filippo- Augusto, se- condo alla ci azione del Launoi, registrò, come nell anno 1209 legebantar Pa- risiis libdli quidam de Aristotele, ut dicebatur, compositi, qui docebant Meta- physicam, detati de nono a Costantinopoli, et a graeco in totjnwm frosiatt. (A pud Launojum, De Ariatoielis ftrtuna, e. I.) — D’aure traduzioni posteriori e com- menti d’Aristotile per ornine di Federigo II e re Manfredi , suo figlio, discor- ronf> tutti gli storici di que’ tempi. Pur la questione sta tutta , -e fossero tra- duzioni dall’originale, o > itraduzioni dall’arabo; e a quesio s’attiene il Bra- ckero, Hist. crii Philosoph., voi. Ili, p g. 700 , perchè non trova che il testo gre’O d’Aristotile arrivasse in Decide ite se non dopo la caduta dell’ Impero Bizantino a mezzo il secolo xv. A ciò gl’IlHliani, recandola testimonianza del medico Francese citato or ora od altre parecchie, centrasiano; e da qualunque parte stiasi la verità, certo è che Dante, non che sapere di greco, o avere mai letto le to originale di Aristotile , valeva.si di due traduzioni diverse in latino, raffrontandole pesso a desumere il senso sicuro e probabile, e così pure e’ confessa che alle volte rimanevasi Incerto. {Convito, pag. 135.)

i Appendici all’edizione Romana della Commedia; Note del De Romanis al Tiraboschi (G) : e nell’ediz. Pad vana. voi. V, pag. 269.

« Delizie degli Eruditi, voi. XVII, lutto intero.

3 RafTielli, nelle Storte della vita, della famiglia ^ della persona e degl’im- pieghi di messer Busone da Gubbio^ cap. IV.


DfSCORSO