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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 291
» fu sbandito di Firenze - l’anno 1260: - poi se n’andò in » Francia per procacciare le sue vicende ’. » - E. patrio quando i Guelfi prevalsero. E se i Fiorentini, a giustificare con for- malità legale il suo bando, gli avevano apposto calunnie , il Poeta die poscia anch’esso [..atì di quell’ arte, le arebbe egli credute’? non avrebbe colto occasione di rivendicare la fama del suo precettore e la suaV Pur ne tace, e per l’appunto ove fa che Brunetto non dissimuli le iniquità
Di qaello ingrato popolo maligno, Cht’ discese da Fi sol- ab antico, E tiene anuDr del monte e del macigno.
Vocchia fama nel mondo li cliicima orbi; Gente avara, invi lioS’ e suiicrba: De’ lor costumi fa ciie tu ti forbì «,
Questo per ora quanto al maestro di Dante; e quantunque di Guido Cavalcanti amicissimo suo dirò nelln Illustrazioni alla prima Cantica, pur qui agli Accndemici è da rispondere, che il Poeta né lo trovò, né lo dannò mai neìV Inferno. Or non è egli vero, pur troppo, che anche a’ di nostri," e m Firenze , e fra que’ dottissimi della Crusca, molti gareggiano d’ambizione ad illuminare del loro ingegno il divino Poema, e pochissimi si vergognano di lasciarti conoscere che l’hanno appena ve- duto?
Expectes eadem a summo minimoque magittro, Atque obiter leget, aut scribet vel dormiel.
CXXXTTIT. L’anno in che Guido Cavalcanti moriva fu causa di liti, le quali insegnano, che, ad intendere Dante, s’avreb- bero innanzi trattu da radunare quasi in un Indice tutti gli errori già fatti e disfatti, sì che non siano rifatti a ogni poco. Pietro Ba_\le aflfeimò che mentre il Poeta componeva il canto decimo deWIn/erno, (^uido era vivo:* e in parte ingannavasi; da che non sappiamo né quando fossero scitte, uè m quanti luoghi poi ritoccate le p iti diverse delli Comwedia. Non per- c.ò errava nel re-to; poiché nell’epoca assegnata alla visio e, Guido era vivo. Errò il Tiraboschi rimprover ndo al Bavle « di non avere esaminato attentamente q-el passo, né veduto » che Dante parla di Guido come d’ uomo g,à morto; * » — e rinfacciò a sé medesimo il fallo eh* ei pur dannava ingiu-
i Tesoro, libro II, cap. 29, tmdnz. itiliana, — e il Commento per Brunetto ail:i lìetloiica di Ci.’eronc, au. piinciLio. i liiffr 0, IV, 61- )9.
3 A’tcle Cnvalraittiy note E.
4 Storia Letteraria, voi. IV, pag. 4M#