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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 279

i molti sudati ad esporle, non basterebbero : tanti erano , e sì diversi e sì complicati nella fantasia dell’Autore i misteri « di » verità nascose sotto belle mecizo^ne ’. » - Le spiega poeti- camente, teologicamente, moralmente, filosoficamente, anago- gicamente, e intorno agli esempj di quest’ ultima guisa , vedi qui a piedi*. Né per varietà e moltitudine di profondi signi- ficati eh’ ei svisceri da ciascuna delle sue parole , ei ti scusa dall’ obbligo di spiarne degli altri, « perciò che a* nobili inge- » gni è bello un poco di faùca lasciare \ »

CXXVII. Non però le prose di Dante furono lette assai dai moderni, né d;igli antichi, a studiare non eli’ altro la parte sto- rica del Poema, e dell’ anima d» li’ \utore 11 Boccaccio narrando che Dante si vergognava della Vifa Nuova^, e Giannozzo Ma- netti, che il Conmto fu opera giovanile ^ pare che gireggias- sero a scrivere storie ispirate, e smentite a cgiii modo dal libro ch’essi allegavano. - « Se nella presente opera, la quale » è Convito nominata, e vo’ che sia, piiì virilmente si trat- » tasse, che iella Vita Nuova; non intendo però a quella in » parte alcuna derogare, ma maggiormente giovare per questa » quella... E io in quella dinanzi all’entrata di mia gioven- » tute parlai, e in questa di poi, quella già trapassata ", » — Il Boccaccio, com’è già detto, e >arà pre-sio provato, ingan- navasi ogniqualvolta non ripeteva aneddoti uditi da chi aveva vissuto presso all’Autore o gli era stretto di parentela.il Ma- netti scrisse assai d’ogni cosa, ebbe nome famoso a’ suoi tempi, per erudizione senza esempio né termine, e compilò volumi di storie che non si possono leggere senza noja, né credere senza pericolo ’. A liberare la verità dalle fav ile accumulatesi per quattrocent’ anni, la razza degli eruditi del secolo passato rac- colse né più né meno assai favole, ragionandovi sopra, stan- dosi in forse, e filando induzioni a trovar pure come potreb- bero e non potrebbero essere vere. Onde quanti poi scrissero intorno al Poeta, adottarono da quegli autori , segnatamente dall’illustre biogiafo, come il Pelli è chiamato *, <.r una tra- dizione or un’ altra j e rarissimi, se pur uno, s’ attennero alle


1 Convito, pag. 102.

2 Si cumt’ Tf’lpr si può in mifil canto d’4 Profeta ctie dice: Nell’uscita del m popolo d’I draele d’Egitto, la Giudea è fatta santa e Ubera. Che jivvegiia es-

> sete vpio, secondo Li ictlera, è niuiiifi’Niu ; noi» meri-- è vero qu-llo, ctie

> spirilualnieiiie s’inlenJe, fioè clu’ nell’uscita d 11 anima del peccato, essa

  • fle f Hit sania e Ubera in sua potesiade. » Ivi, pag 103.

3 Ivi, pag. 56.

4 « Quasi n l suo vpntlseesimo anno compose un suo volumetto, il quale » egli tilol Vita Nuova. — E comncnè egl d’iiveie questo iibretto fatto n^ gli » anni più niaiuri si V’ rgo^nasse mollo; nondimeno, considerata la sua età, >> è egli ass.ii belio e piacevole e massimamente a’ vulgari. » Boccaccio, Vita di Dante, p’gg. 60 6,.

5 Vita di Dante, pi.bblicata dal Mehus.

6 Convito, l)ag. ’ó; altrove, 07.

7 Cortese, Ve hominibu.^ doctis.

8 Divina Commedia, ediz. Udinese, voi. I, pag. 306.


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