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DISCORSO SUL TESTO BEL POEMA DI DANTE. 243
XCV. Qiiest’ ultimo verso sembra quasi saetta acutissima alla moglie di Dante. S’ ella era parente di Forese e di Corsi) in grado minore che di sorella cugina, non trovo chi me n’ac- certi. Pur era del loro sangue, e Lata delle medesime case. Le famiglie sotto le forme democratiche preservavano molte usanze feudali ; e vivendo quasi altrettante repubblichette indipen- denti, tutti i loro individui s’ accoglievano per lo più sotto a un capo a guisa de’ governi patriarcali. Quindi gli stati po- polari, componendosi piuttosto della federazione che della sud- ditanza dimoiti lignaggi, le discordie civili erano più frequenti, quando ogni famiglia seguitava leggi, interessi e passioni sue proprie ; e avevano armati e clienti. Ogni uomo era tenuto a proteggere e vendicare le donne uscite del suo casato: e dove si rimanevano senza padre, o marito, erano soggette all’asso- luta autorità de’ fratelli, e del primo de’ consorti della fami- glia; e allora fra’ Donati era Corso. E se si valse di questo di- ritto su la moglie di Dante, ed ella non vi s’oppose, non è in- verosimile che il marito sdegnasse di rivederla. Tuttavia , se le lodi affettuose nella Commedia alle due donne e a Forese, e la riserva a non mai scrivere i nomi de’ suoi nemici di quella schiatta non vennero dall’ amore alla moghe, non era egli tale da tacerli per rispetto alla madre de’ suoi figliuoli? Che non la nomini mai né l’accenni, pare anzi manifestissima prova di affezione domestica. Né l’uomo che gli fu padre; né la madre che lo allattò ; né il fratello che gli fu compagno nella sua gioventù, e lo sovvenne ne’ suoi bisogni; ’ né i suoi figliuoli che pur educò, e parteciparono delle sue triste fortune, si veg- gono mai ricordati dalla sua pq^jjna : sì perchè egli credeva arroganza lo scrivere troppo de’ fatti suoi; - e sì perchè in tutt(; le opere sue studiasi di mostrare più la parte spirituale che la corporea della sua vita. Credo , il suo’ matrimonio nascesse d’ogni altra origine che d’amore. Forse mentr’egli scriveva la sua Vita Nuova per Beatrice, era marito di Gemma Donati , alla quale (se non fu più che femmina) tanto ardore, sehbene platonico, e sebbene per un’ « angioletta» sepolta, non doveva piacere gran fatto. Ma nondimeno, se, come altri presumono, andò sposa a Dante nel 1292 subito dopo la morte di Beatrice ’, non fu donna sprezzata : poiché in meno di dieci anni gli par- torì sei figliuoli; come che dalla Vita Nuova a me pare ch’ei s’ammogliasse più tardi , e poco più innanzi che intervenisse a’ funerali di Forese espressamente assegnati nella Commedia al 1295. Comunque si fosse, non pare che sino all’esilio di Dante, egli avesse a dolersi di lei. Che il verso,
Quanto in bene operare è più soletta,
Qui appresso. 2 ConvUo, p;igg. 6S, segg. H Memorie per la Vita di Dante, pag. 79, — dopo il Manctti.
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