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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE*
il Yeltto da Verona sarebbe « salute dell’umile Italia ’, » Dante aveva riposte le sue migliori aspettazioni, auzi tutte, in Ar- rigo TU, il quale percorrendo tutta l’ Italia, or seguitato or abbandonato da’ popoli, or accolto, or cacciato dalle città, co- stretto a mendicare i tributi doviti all’ Impero da’ ribelli, ed a dissanguare ingiustamente i suoi vassalli ubbidienti, né po- tendo vmcere le resistenze oppostegli dalla Chiesa, mori nel 1313 *. Allora le speranze mancarcno a Dante ; né comin- ciarono a rianimarsi, se non dopo che crebbe in potenza quel giovanetto, il quale alla discesa di Arrigo VII « aveva man^- dato faville del suo valore ’. » Poi, morto 1’ imperadore, non è da credere che il Poeta continuasse ad andare ramingo di terra in terra, di casa in casa, senza mai posarsi s tto alcun domi- cilio sicuro, e quando la sua vita disagiatissima gli toglieva ogni comodità di viaggiare, e i viaggi continui 1’ avrebbero disviato da tutti i suoi studj : né i libri erano da trovarsi in ogni paese. Agli uomini dotti toccava d’ avere cavalcature da portarsi quelle loro masserizie da per tutto ove andavano ; e intanto la -uà famiglinola gli domandava pane, tetto ed edu- cazione. Dante non parla mai di moglie o di figli ; e stando alla lettera del Petrarca, parrebbe eh’ ei gli avesse abbando- nati alla provvidenza *. Molti poi furono che dissero della moglie di Dante peggio che di Santippe; * ed oggi in una delle rac- colte mercantili e ritratti d’uomini grandi, un nuovo biografo accumulò nuovissimi vituperj agli antichi su la memoria di madonna Gemma, legìttima donna di Dante Alighieri, e mad- e de’ suoi molti figliuoli. Le invettive conir’ essa per tanti se- coli originarono dal Manetti indegnamente tenuto scrittore sin- cero ^ quando invece non solo traduce il Boccaccio, e non lo confessa, ma ne perveite le opinioni e il racconto, onde dove lo storico originale ha congetturato modestamente, il suo co- piatore afferma ed esagera. Così afferrò la enumerazione reto- rica del Boccaccio di tutti gli inconvenienti del matrimonio, e dove per altro ei dichiara: « Certo io non afi’ermo queste cose » a Dante essere avvenute, che non lo so; come che vero sia, » che a simili cose a queste, o ad altro, che ne fusse ca- » gioLc, egli una volta da lei partitosi, che per consolazione
- > de’ suoi affanni gli era stata data , mai né dove ella fusse
» volle venire , né sofferse che dove egli fusse ella venisse » giammai, con tutto che di più figliuoli egli insieme con lei » fusse parente. Né creda alcuno, che io. per le sopraddette » parole voglia conchiudere: gli uomini non dover ter mo-
1 Inferno, I, 104.
2 Muratori, Armali, an. 1311-13 i3.
3 Paradiso, XVll, 82.
4 Qui dietro, sez. lAXIlI.
5 Bayle, art. Dante.
6 Tiraboschi, Storia Letteraria, voi. V, p. i.i8. — Manetti, De vita et mortbus ttiutn illustrium poetarum florentinoram, 4747, Fireiue.
DISCORSO