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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

Scaligeri, l’assegnano a Bartolommeo solo ’. Ma richiamandosi alle parole di un postillatore latino, prolungano la controversia e la rannodano nelle questioni, che ciascuno potrebbe proporre, e ninno , temo , sciogliere tutte. — Quel postillatore , chi fu ? quando visse? chi afferma altrettanto ? — Se non che gli uo- mini dotti non videro che quel solus porta.t de illa domo aqui’ lantj non è che parafrasi del testo;

Che su la scala porta ;

come il postillatore intendevalo; e non può stare in via di fatto narrato come attuale da lui che vivea cento o più anni dopo, e quando già da più tempo non v’era Scaligero che signoreg- giasse in Verona^. Non pertanto il Lombardi, ch’essi avevano sotc’occhio, ammoni vali, che al Poeta non piacque di scrivere PORTERÀ. Ma niun avvertimento particolare riesce efficace , se non assistito dalla precauzione generale e perpetua, — che quan- tunque Dante alluda ne’ versi a mille accidenti e individui e minime circostanze, senza nò un’unica volta violare la reli- gione della storia nella esattezza de’ tempi, stiamo a gran ri- schio nientedimeno or sempre, or sovente, or una volta, or un’al- tra di leggerlo meno da storico che da poeta. E però ogni documento e ragionamento a scoprire chi fra tanti Scaligeri avesse il privilegio di quell’insegna, e quando e come e per- chè la ottenessero, cede alla testimonianza di Dante , che nel 1300 l’aquila imperiale stava sul loro stemma. Adunque Bar- tolommeo della Scala, o per molti mesi, o pochissimi, fra il gennajo del 1302 e il marzo del 1304, fu il Gran Lombardo accogiitore di Dante. — Del resto, ad ogni nuovo imperadore importava di vender quel privilegio ; però non era ereditario, né a vita.

LXXXin. A Bartolommeo della Scala, morto in quel mese di marzo, sutcesse Alboino , suo fratello secondogenito. Quanto Dante continuasse a stargli vicino , sei tacque : bensì lascia pensare che non si guardassero con occhio d’ amici *. Certo a mezzo l’anno 1306, fu testimonio di non so quale con- tratto in Padova, e dalle parole del documento parrebbe ch’ei v’avesse dimora stabile *. I gentiluomini di casa Papafava, da’


1 Scilicel Domini Bartolomaei de Scala, tunc domini Veronae, qui Capitaneus Dai’l,olomaeus dicebatur, qui solus de illa domo portai in sculo aquilam super scalam. — l’ostille ai codice Cassinense; e le aiiiiutazioni del p. Costanzo a quel luogo : — e le giunte degli Editori Padovani al Lombardi, voi. HI, pagina 441, sogg.

2 Mui-btori, Annali, an. 1"87.

3 Vedi appresso, scz. LXXXVl. , . . ,. ¦ a ,¦

4 Millesimo trecentesimo sexlo, Ind. IV, die vigesimo septimo mensis Aiigustt, Padue in coltrata Sancii Martini, in domo Domine Amate Domim Papa fave ; pr^senttbus Dantino quondam AUigerii de Florenlia et nunc stai Padue m con- irata Sancii Laurentii, eie. - ITesso il Pelli, e gli autori da lui cilaU, pag. 96, eéiz. Zatta.


DISCORSO