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SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE. 225

la tradizione era molto diversa: anzi il Boccaccio credeva ch’e- gli fosse ricorso ad Alberto della Scala’; il quale, pur nondi- meno, era morto più mesi innanzi l’esilio di Dante. Di questo sbaglio d’anno o di nome, non meriterebbe far capitale, se non aggiungesse verità alla osservazione: — che né pure i primi e di tempo, e d’ingegno, e di studio che scrissero intorno al Poeta, attesero alle sue testimonianze; da che egli nella Commedia non manifesta riconoscenza verso d’Alberto, né buona speranza della sua salute nell’altro mondo ’.

LXXXII. Ad Alberto fu successore Bartolommeo suo pri- mogenito; ed è l’ospite nominato nel Commento attribuito a Pietro figliuolo di Dante:* — e l’Anonimo afì’erma : — che quel signore « praticava continuo il libro de’ Benejlcj di Se- » neca; ^ ^> — e rafferma la lode nella Commedia : — « che la » sua liberalità era più presta delle altrui richieste; ^ » e nelle Croniche : — « ch’ei reggeva Verona in molta grazia di quel » popolo *. » Poscia il Pelli, facendo quasi rete della cronolo- gia, nella quale egli s’ intrica per troppi aneddoti e computi, ha ravviluppato i dottissimi fra gli scrittori : e predominò il suo parere che le parole primo rifugio, e primo ostello s’arren- dono a mille interpretazioni; e che Dante non andò altrimenti in Verona se non dopo il 1308 ’. Venne poi chi s’accorse di non so quale diploma di data posteriore che assegna agli Scaligeri il grado di Vicarj imperiali, e d’un sigillo senza « il santo uc- cello sopra la scala; » ed era l’aquila che i Vicarj imperiali portavano su lo stemma. Quindi una lunga catena di ragio- namenti intorno al diploma e al sigillo ed al titolo s’argomen- tarono a costringerci nell’opinione, che l’insegna non fu con- ceduta se non a Cauef della Scala, e ch’egli primo e solo e non prima del 1312 ebbe il merito d’essere ospite magnifico a Bante^. Le autorità e le ragioni opposte dal Lombardi, il quale ragiona quasi sempre vigorosissimo, ma non cita facilmente, sono troppe al bisogno della verità. Né la verità sostenuta con argomenti dispersi, e quasi appiattati qua e là nelle chiose può reggere a paradossi sostenuti con lungo discorso di fatti non veri e ragioni a farli probabili, nelle dissertazioni di pieno proposito e nelle gravi opere storiche. Oggi alcuni uomini dotti avveden- dosi delle fallacie s’affrettano di provare assai troppo; e te- mendo di ristorare il diritto dell’aquila a tutta la casa degli


1 Vita di Dante, pag. 26, Palina. — Manelti, De vita et moribm Irium Ulu- itrium poelarum florentinorum, ripete l’errore del Boccaccio.

2 Purgatorio, XVIII, 121-126 ; e qui appresso, sez. LXXXVI.

3 Ediz Fiorenlin.i, ; 1 luogo citato del Paradiso.

4 Ivi, nella stessa edizione.

5 Paradiso, XVII, 73-75.

6 Presso il Munitoli, Annali, 1301.

7 Memorie per la Vita di Dante, pag. 99, segg.

8 Dionisi, Serie d’aneddoti, Numero. II.

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