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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

se il difetto di quegli ajuti contribuiva alla ultima rotta de- gli esuli; se gli aveano sperati per 1’ estate del 1303, o del- l’ anno innanzi, sono particolarità che paleserebbero per quanto Tempo Dante trovasse il suo primo asilo fra gli Scaligeri; ma non si lasciano scorgere che per via d’ induzione. 11 Lombardi, congetturando, coglieva nel segno; ’ se non che la narrazione dell’Aretino, prevalendo più sempre di secolo in secolo, s’ è im- medesimata oggimai nella storia d’ Italia. - « È certo che » Dante per qualche tempo non abbandonò la Toscana, finché » i Bianchi si poterono lusingare di rimettere piede in Firenze; » cosa più volte da essi tentata , ma sempre in vano *. » — Chiunque intenderà le parole del Poeta senza troppo assotti- gliarsi sovr’ esse, e per non lasciarsi sviare dalla fantasia le rimuterà solo di tanto che la profezia pronunziata nel 1300, e poco dopo verificatasi, torni alle sue schiette forme di storia, ritroverà : - « la compagnia degli altri esuli fu la prima e du- » rissima delle mie calamità. Non si tosto rimasero con me » senza patria, tentarono di ritornarvi per forza d’ armi senza » giusti provvedimenti. S’avventavano contro a’ miei consigli, » e m’ accusavano dell’ inutilità de’ loro tentativi. Ma l’ esito » d’ ogni loro impresa manifestò la loro stoltezza. Essi, e non » io, furono sconfitti da’ tristi Guelfi di Firenze ; ed io divi- » dendomi anche da’ Ghibellini stolidi di quella terra , e non » parteggiando che per me solo, n’ebbi onore e salute. Il mio » primo rifugio fu la casa dello Scaligero, ch’era Vicario del- » l’Impero in Verona *. » - Dall’ordine de’ versi.

Sì ch’a te fla hello Averti fatta parte per te stesso. Il primo tuo rifugio e il primo ostello Sarà la cortesia del gran Lombardo,

diresti ch’ei si riparava in Lombardia dalla doppia persecuzione delle due sètte, quando infatti or l’una or l’altra tenevano la campagna intorno a Firenze; né v’era città di Toscana che non guerreggiasse ^ Né tra’ Fiorentini prossimi alla età del Poeta,

1 Chiose al Paradiso, XVII, 61-69; e le giunte degli Editori Padovani.

2 Tiraboschi, Storia dell’italiana Letteratura, voi. V, pag. 482, seg. — Edi- zione Livornese, Parafrasi del Poema, pag. 362, voi. IV.

a E 5uel che più ti graverà le spalle,

Sarà la compagnia malvagia e scem[)ia , Con la qual tu cadrai in questa valle :

Che tutti ingrata, tutta matta ed empia Si farà contra te: ma poco appresso Ella, non tu, n’avrà rossa la tempia.

Di sua bestialitate il suo processo Farà la pruova ; sì eh* a te fla bello , Averti fatta parte per te stesso.

Paradiso, XVII, 61-70.

4 L’Anonimo e le Cronache Fiorentine a’ luoghi citati. — Annali d’ItaUat i3»2-i304.


DISCORSO