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DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

fanno discorrere assurdamente anche i savj. E davvero, anche ammesse per innegabili le minime particolarità, e le parole tutte quante del diverbio fra Dante e lo Scaligero, come sta scritto neir opera del Petrarca, non altri fuorcliè uno storico pregiu- dicato farebbe questo discorso : - Dante pellegrinò bisognoso d’ ospitalità, e gli fu data da molti ; e se non avesse oflfeso di parole uno di quegli ospiti, 1’ avrebbe ottenuta stabile da quel solo; e però, da che non trovò lungo asilo né riposo fra gli nomini, è da dire ch’ei fosse mordace e ingrato con tutti ’. - Dalla fede allo stesso aneddoto, il critico inglese per amore di Dante s’è adirato a ritogliere a Cane della Scala anche i me- riti d’ospite umano attestati da’ dotti e dagli esuli ch’ei ricet- tava signorilmente^. Con l’aneddoto stesso e per amore al Friuli, al Petrarca, ed al nuovo codice, il dottissimo illustratore fa poesia romantica della storia.

LXXVI. Che a questi scrittori, e ad altri molti, i quali ci- tarono quel racconto, e a molti che andranno citandolo, avrebbe fruttato tanto numero di conclusioni contrarie , non crederei che il Petrarca sei prevedesse. Ad ogni modo la sua famaac- certavalo, che quanto ei scriveva sarebbe stato accolto da’ po- steri per documento di verità; e mentre i suoi coetanei con- getturavano che la celebrità di Dante potesse rincrescergli, im- putava quest’ opinione alla loro invidia contro di sé; e si scol- pava con giustificazioni che, intendendo di sgombrare il so- spetto, lo approssimavano alla certezza: il che avviene d’ogni passione quand’ è più profonda, e prorompe appunto dall’ elo- quenza di chi più studiasi di negarla. Affermando di non avere letto il Poema a fine di scansare la taccia d’ imitatore e il ri- schio d’ imbeversi troppo dell’ altrui locuzione, tanto più quanto credevala veste rozza di nobili idee % adduceva ragione pro- babile, ed evidente nella diversità del suo stile. Ma da che non tacque de’ costumi di quell’autore, correvagli debito di guar- dare 1 er entro le opere sue. Certo che le tante lodi nella Com- media alla magnificenza e al valore di Ca.^^e della Scala, avreb- bero indotto il Petrarca in sospetto su l’esattezza di chi gli aveva ridetto 1’ aneddoto. Oggi siamo alle strette di non po- tere credere a un uomo grande senza dare la mentita ad un altro. Ma l’uno parla per esperienza, e l’altro narra per tradi- zione; a chi crederemo ? Che la fortuna dell’esule, e le pas- sioni del ghibellino inducessero Dante a dissimulare i risen- timenti, ed a esaltare Cane della Scala più forse eh’ ei non avrebbe desiderato, non é inverosimile ; da che non era d’animo tanto vile da dimenticare le offese, né tanto altero da disprez- zarle; e la casa degli Scaligeri non è sempre rimeritata dalle


1 Qui dietro, soz. LXXII.

2 Muratori, Proleijomctn alla storia di liegjiodQÌ Panciroli. Scriptores Rerum Italicanim, voi. XVIJI.

3 Lettera citata in risposta al Boccaccio.


DISCORSO