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DISCOllSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

ditissimo illustratore a considerare , che né il capitano della lega de’ Ghibellini avrebbe potuto o degnato intercedere presso i Guelfi, se non con l’armi, né che Dante, sospirando la sui patria , poteva sperarsi , o desiderare di rivederla finché non n’erano dispersi i capi di parte che 1’ avevano condannato al- l’ infamia ’.

LXVIII. A rivelare che il codice, e la storia, e gli aneddoti che vorrebbero autenticarlo, sono peggio che apocrifi, sarebbero stati assai alcuni pochissimi degli anacronismi e de’ passi d’au- tori citati a traverso , e congegnati , o per impeto di fantasia sopraffatta di gioja dalla scoperta del codice, o per deridere i trovatori di notizie recondite, o per altra ragione, qual che pur siasi, dall’eruditissimo illustratore. Onde parrà che io mi tra- vagli a procacciarmi il titolo d’ uomicciuolo che si fa merito degli altrui falli. Ma se io tenessi conto di opinioni sì fatte , non mi proverei di sgombrare le favole accumulatesi d’ anno in anno per tanti secoli sovra l’epoca e la Commedia di Dante. Non ch’io mi speri di vederne la fine; bensì dove taluno pur si rassegni di ritentare la prova, per quanto ei può, e rimet- terla ad altri; ed altri ad altri, che vi perseveri; e tutti col medesimo metodo e senz’ambizione di scoprire cose ignotis- sime, ma con animo deliberato , inflessibile contra gli errori ; verrà forse giorno che mentre noi saremo dimenticati , le fa- tiche nostre avranno per merito l’utile frutto che gli Italiani ricaveranno dal loro Poeta. !Non jierò alcuno m.ai si lusinghi di potersi guardare in tutto da nuovi errori; onde quantunque per ora io non m’avvegga de’ miei, pur me ne chiamo colpe- vole innanzi tratto: basti che non siano adottati per amore di sistema; e dove nascano a caso, ogni uomo saprà discernerli, e non avrà da penare a combatterli. Bensì le favole create e adulate dall’istinto degli Italiani, chiamato amore di patria, e che impone di compilare volumi per la gloriuccia d’una pro- vincia, d’una città o d’un villaggio, a danno della verità e del- l’Italia; - le favole giurate per fatti storici, sopra l’unica au- torità di un illustre scrittore che tu non puoi chiamare ad esame, e non farti reo della colpa di lesa maestà letteraria; - le fa- vole accolte scientemente , affine di adornarle di erudizione , e procacciare al loro illustratore il nome di chiarissimo in tutti i giornali ; - le favole , nelle quali la patentissima assurdità , le invenzioni puerili, e le imposture si stanno, non pure inos- servate dissimulate , ma rico]ierte di magnificenza di parole, di apparato di vario sapere, e di nomi di collaboratori viventi, e d’elogi di critici, in guisa da stringere tutti gli uomini a credere; - queste ed altre parecchie maniere di favole, sono difficilissime a scorgersi, perchè procedono per via di sistemi ; e pericolose a combattersi , perchè sono difese dall’ animosità


i Vedi dietro, sez. XXXIX.


DISCORSO