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DISCORSO SUL TÈSTO DEL POEMA DÌ DANTE.

mondo, ed a sé: e però non affermano mai senza esporre le prove in j^uisa che ogni uomo possa avverarle. Il commenta- tore inglese allega fatti, autori, tomi, capitoli, e pagine d’o- gni libro puntualmente. Ben ei s’ inganna in quanto o fida o diffida delle altrui testimonianze , secondo che gli pajono coerenti o discordi dall’ ipotesi sua fondamentale : - « che la » Commedia fosse letta dagli uomini molto innanzi che il Poeta » morisse. » - Né in ciò forse avrebbe perduto le sue fatiche, se sì fatta opinione non fosse universale , antichissima , e non avesse oc(;upato la mente anche di Sismondi , e di Ginguené , da’ quali la storia civile e letteraria degli Italiani fu fatta più luminosa ed attraente all’Europa *. Pur dove il soggetto delle loro opere avesse comportato che si fossero disviati ad appu- rare il vero di simili tradizioni, si sarebbero facilmente avve- duti , che se i contemporanei di Dante avessero patito eh’ ei pubblicasse impunemente la sua Commedia, gli avvenimenti, e gli uomini, e i caratteri di quel secolo dovevano essere di ne- cessità differenti da quelh che noi troviamo descritti in ogni pagina della storia.

LIX. Tutti a ogni modo additarono ad una ad una le tracce, ]:er le quali si condussero alla tradizione che li ha traviati. Fors’anche la sospettarono mal sicura; pur non vedendo che fosse mai contrastata, la seguitavano. Solo l’eruditissimo illu- stratore del codice patriarcale, applicando il metodo de’ drammi Shakspeariani alla critica, si richiama a un esercito di scrit- tori, e dimentica di nominare i luoghi delle loro testimonianze, tanto che chiunque volesse mai sincerarsene , li raffronti. Se talvolta li nomina, ei travede e frantende le loro parole ^. Inol- tre, la buona fede con che riconcilia anni e fatti lontani fra loro, ti fa ricordare del pio vescovo inglese, al quale pareva che il buffone ^Amleto , e il buffone àtW Itinerario Sentimentale *, fossero tutt’uno a ogni modo. Per sì fatte e altre molte im- maginazioni, l’illustratore del codice vede Dante ne’ due anni ultimi dell’età sua traversare le città e le masnade de’ Guelfi fra il Tagliamento e l’Adige; abitare in Treviso presso un uomo morto da parecchi anni; rifuggire in Udine dall’ira di Cane, e comporre più della metà del Poema all’ ombra d’ un guelfo ; lasciarne un esemplare finito; ritornarsi a Cane in Verona; e correre in Kavenna a farsi sepellire da’ Ghibellini ’’. A tutti ,


{ Sismondi, Ilisloire des républiques, Tol. IV, pag. 194. —Ginguené, Ilisloire HUéraire d’ìlalie, voi. I, pag. 4’0. — Del resto, Timo e l’altro s’ ing;iniiaiio credendo che Dino Compagni, autore della storia dell’ct-i sua, leg^jcsse e man- dasse a Dante i primi sette canti dell7n/emo, trovali fra le reliquie della sua casa depredata dalla plebe di Firenze; e primo a sbagliare fu il MunUori : il Dino nominato dal Boccaccio, era della famiglia Frescobuldi, famosissimo dici- tore in rima in que’ tempi. — Boccaccio, Vita di Dante, pag. 63.

2 Vedi dietro, sez. XIII e XIV

3 Sentimental Journey.

4 Vedi dietro, soz. XlII, e appresso, sez. LXVII.


DISCORSO