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184. DISCORSO SUL TESTO DEL POEMA DI DANTE.

Divina Commedia. Pur quando avrò da toccare le allegorie uscirà, spero, di dubbio che nella mente di Dante la favola era santificata per un sistema occulto insieme e perpetuo, e con- catenato al pari delle cantiche , de’ canti , e delle rime della Commedia; e tendente ad adempiere i fini della mihzia apo- stolica *. Gli ultimi versi

Ritornerò poeta, e su la ponte

Del mio battesmo prenderò il cappello,

congiungono il rito pagano dell’alloro ^ al battesimo; e le im- magini di Virgilio alle sentenze di san Paolo:


1 Dante int’^rpretava la dottrina di san Paolo come fendente a illuminare il genere umnno, che Cristo redense non solo un popolo, ma gì* individui lutti d’ogni popolo non solo futuro e presente, ma anche passato. (San Paolo, Epi- stole , ep. I a’Corinlj , cap. 12, v. 7: — ep agli Ebrei, cap. 2, v. 9.) — Vedi anche Barclay, Apologia della doUrina de’ Quaccheri, pag. 7, ediz. 1,8). — Era dottrina del Poel;» , che la Provvidenza divina per mezzo di Troja preparò la potenaa di Roma e l’Impero Romano e la sode del Cristianesimo in quella città; e che i Pagani non erano se non ministri di Dio, ciechi per sé. ma as- sistiti dal lume naturale per cui furono salvi, come Rifèo nel Paradiso. La favola pagana proveniva quindi anch’ essa da Dio, ed era verità inlrinscca sorto simboli ulili a preparare il Cristianesimo. Barclay, nell’ipotonia, ec , dice potersi salvare anche i Turchi; pag. 274-275 dell’ ediz. cit. : — passo notabile per illustrare i versi 70 e segg. del canto XIX del Paradiso.

k\ canto VI, 3 > del Purgatorio, il poeta traduce e cita per testo teologico il verso 375, lib. VI, dell’Eneide; =

Desine fata Deùm flecti sperare precando. r- Vedi anche nel Purgatorio ciò che Stazio dice a Virgilio, e come altrove tempera con le parole « e se licito m’è » il nome di sommo Giove dato a Dio. Purgatorio, VI. ils. — Virgilio dice d’aver conosciuto, ma tardi, la fede Cristiana; e però era nel Limbo non per avere mal fatto, ma per non aver ben fatto Purgatorio, VII, 25 e segg, — Mitologie pagane efìigiate nel Monte del Purga- torio, XH, segg. frammiste colle scritturali, qujsi le une e le altre fossero em- blemi di verità mostrata all’universalità de’ popoli sino dalla remotissima an- tichità per consiglio di Provvidenza divina. Aggiungi il e. XHI, 28 — XV, ^6, 114 — XVH, 19 — XVIII, l’JU; esempio profano: il canto Vi, 133-138; esempio •sacro, seguito da un profano , ma che per Danto era sacro perchè riguarda Enea e la fondazione dell’Impero ; e così imre l’altro al verso 100, perchè ri- guarda Giulio Cesare: e canto XX, 16-32, dove un’anima sola ricorda la santa e virtuosa povertà di Maria, madre di Dio; di Fabrizio, e di san Niccolò: e verso la Hne del canto l’Ombra stessa (Ugo Capeto) avvisa Danto, che di giorno lodano la virtù della povertà; e di notte biasimano con esempj tolti anch’essi dalla Scrittura sacra e dalle poesie pagane il vizio dell’avarizia, verso 100-113. — Nota poco dopo l’allusone a Delo e al parto di Latona , vorso 130. — La voce ch’esce per entro le fronde della pianti canta esempj di sobrietà ; due profani e tre sacri: Purgatorio, e. XXII. 140. — Nota con quanta diversità in- troduce queste allegorie pittoresche, ora incontrandole a’ suoi piedi nel Pur- gatorio, or udendole ricordare, senza sapere donde uscissero, or immaginan- dole, or rappresentandole nelle parole e negli atti dell’Ombre, e or facendole uscire da un albero, come qui. — E dopo due canti, al XIV, 115-1-26, Purga- torio, i Centauri e Gedeone. 2 Col nome che più dura e più onora.

Purgatorio, XXI, 85. Questo verso pare traduzione d’un passo singolare dì Tacito che ricorda del- l’onore trionfale decretato a L. Pomponio per vittorie in Germania ed osserva, Decretusque Pomponio Triumphalis honos ; modica pars famae ejus apud po- sieros in quis carmmum gloria praecelUt. — Annal., lib. XII, § 28.


DISCORSO