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discorso sul testo del poema di dante. | 163 |
non arrivò alla vecchiaja. Lasciò a mezzo le altre opere, e aveva composta a ogni modo in gran parte , se non terminata del tutto , la sua Commedia. Or se fosse stata o intera o in parte conosciuta dagli Italiani, sarebbe egli importato a Dante di ajutarsi a sollevare la sua fama commentando le sue Canzoni? Inoltre, nel libretto della Vita Nuova ei descrive Beatrice cor- porea e sensibile ; e presso che ad ogni pagina del Convito spiega com’ei s’era creato «un quasi divino amore allo intel- » letto ’ » — « e siccome il divino amore è tutto eterno , cosi » conviene che sia eterno il suo oggetto di necessità; sì ch’eterna » cose siano quelle ch’egli ama": » Però l’intelligenza spirituale ed eterna nella quale la sua fantasia aveva trasformato Bea- trice, gli faceva « sentire quel piacere altissimo di beatitudine » il quale è massimo bene in Paradiso ’. » - Si fatte illusioni, comechè non comuni, non sono fuor di natura; e per che gradi avessero occupata la mente di Dante, si dirà in altro luogo. Or che la donna corporea figliuola d’uomo nella Vita Nuova, e la donna intellettuale nel Convito , « bellissima nata da Dio "•, » cregta dal principio dinanzi i secoli ^ » si fossero immede- simate nella donna che lo guida ne’ cieli del Paradiso, ei l’ac- Kenna più volte. E non per tanto, non che nominare il Poema, diresti che mentre è tentato di smoversi dal proponimento de- liberato di non parlarne , pur vi persevera. — « Ma però che » della immortalità dell’anima è qui toccato, farò una digres- » sione, ragionando di quella; perchè di quella ragionando, sarà » bello termine le parole di quella viva Beatrice beata, della » quale più parlare in questo libro non intendo per proponi- » mento *. » - E dove mi occorrerà di trattare delle altre Opere sue, si scopriranno disegnate da esso quasi illustrazioni pre- liminari al suo grande lavoro , affinchè gli uomini un giorno non ignorassero, e come ei l’aveva concepito; e perchè contro l’opinione de’ savi di quel!’ età l’ avesse scritto in lingua vol- gare ’; e con quali avvertenze doveva essere letto, tanto più quanto ei non potevalo preparare se non a’ posteri.
XXX. Perchè, e dove si sarebbe egli mai sperato rifugio se non sotterra da tanti che in tutti i suoi versi irritava fiera- mente ad opprimerlo? L’esempio degli storici generosi, i quali per compassione a’ figliuoli dissimularono le infamie de’ padri ’, non s’uniformava né a’ costumi d’Italia, né alla natura di Dante, né alle intenzioni del suo Poema. Talvolta anche, esaltando al- cuni che nelle cose pubbliche ’poser V ingegno a ben fare^ li
1 QonviUì, pag. 481.
2 /yt, pag. 420-138. 7> Ivi, pag. 174.
4 fvi, p»g. 183.
5 Ivi, png. 184.
6 Coavilo, pag. 121.
7 noccaccio, Vita di Dantef p. 67; e qui appr., sez. XGU-CXXJV,
8 Tacilo, Annali, spesso.
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