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discorso sul testo del poema di dante. 151


citato a ordire cronologie, e non lasciar troppo scorgere le sue fila ogni qualvolta sono assai deboli, non guarda con l’usata sua diffidenza agli anni delle fortune di Arrigo, e sottosopra riportasi al Pelli; nondimeno, a dirne anch’egli una nuova, si prova a ritardare l’epoca dell’ultima mano al poema quasi sino all’anno 1313 quando quell’Imperadore morì1. Il loro computo pare ad essi giustificato da quelle parole di Beatrice:

     In quel gran seggio, a che tu gli occhi tieni
Per la corona che già v’è su posta,
Prima che tu a queste nozze ceni,
     Sederà l’alma che fu già Augosta
Dell’alto Arrigo, che a drizzare Italia
Verrà in prima ch’ella sia disposta2.

Or il Pelli non pose mente nè occhio al quinto e al sesto verso, dove il poeta allude non alle speranze bensì alla disperazione di riformare l’Italia; — e il Tiraboschi, citò il passo sulla fede del Pelli, o, se pur lo rilesse, non si curò gran fatto d’intendere che Dante col verso

— Prima che tu a queste nozze ceni —

fa pur predire a Beatrice, ch’ei sopravviverebbe all’Imperadore. Però il Dionisi deduce che, poichè Dante poteva dir con certezza che Arrigo sarebbe morto prima di lui, il Poema nell’anno 1313 non era ancora finito. E il Lombardi, a provare che non era finito nè pure cinque anni dopo, richiamasi all’allusione, manifestissima sul principio dell’Inferno, del capitanato di Cane della Scala nel canto XXXIII, v. 43 del Purgatorio, che nella storia d’Italia appartiene alla fine del 13183. Non però importava di uscire dalla terza Cantica dal canto da’ versi che succedono immediatamente a’ citati dal Pelli e dal Tiraboschi; e tu vedi nominato Clemente V che morì nel 1314, e poco innanzi Papa Giovanni Caorsino, eletto nel 13164.

XIX. Ed è l’anno che illuse non pure l’illustratore del codice patriarcale, il quale lo citò dal canto nono della seconda Cantica, dove non è da trovarlo, ma ben anche il marchese Maffei, il quale pur lo citava dal primo della prima, dove si mostra manifestissimo. Se non che l’allusione alle imprese di Cane e l’altra del primo refugio5 del poeta nella corte degli Scaligeri subito dopo il suo esilio, sono state imprudentemente connesse dal Maffei alle prime parole del Poema, che alludono all’anno trentacinquesimo dell’età dell’uomo; e s’affrettò ad af-

  1. Storia della Letteratura Italiana, vol. V, pag. 484.
  2. Paradiso, canto XXX, v. 433. — Diresti che il Poeta si ricordasse del capo III, vv. 20-21 dell’Apocalisse ove l’Angelo promette la cena e il trono celeste.
  3. Commento del Lombardi al verso citato.
  4. Paradiso.
  5. Paradiso, c. XVII