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140 | discorso sul testo del poema di dante |
nell’arte il potere della natura? Che gli uomini lontani ad un modo e dalla stupidità della barbarie e dalla scientifica civiltà non fossero tocchi di manìa, nol direi. Parrebbe anzi che la fantasia s’immedesimasse nelle passioni, negli organi della mente e ne’ sensi, come fosse facoltà unica, o predominante sulle altre, e predominata potentemente essa pure da pochissime idee fitte, ardenti, profonde, che insistevano ad affaccendarla. Vedevano il mondo naturale nel teologico: confondevano la vita e la morte, e non per via d’astrazioni, ma viveano co’ morti, udivano demoni: conversavano con gli abitatori del cielo. Qualunque pur sia il punto intermedio in che i popoli, nel loro corso invisibile dalla stupida infanzia dello stato selvaggio alla corrottissima decrepitezza della civiltà, si sentono meno miseri, pur è manifesto che l’umana ragione si sta fra gli estremi della manìa e della fatuità: e forse ci siamo; quand’oggi molti cercando la realtà in ogni cosa, vivono a ricredersi di ogni religione, e a morire paurosi di tutte. Ad ogni modo, fra l’età poetica e la scientifica il tempo s’è frapposto sempre di tanto che l’una rimase oscurissima all’altra. E se pure non sorridiamo arrogantemente di popoli a’ quali unica voluttà d’intelletto era la poesia, non però stiamo meno attoniti a’ loro poeti, ridomandando quale si fosse la terra e l’epoca procreatrice del Genio gigante.
VI. Il Genio nasce oggi sì come allora; meno infrequente, e più vigoroso ove gli organi dell’animale umano crescono favoriti dal clima. Credo che in alcuni individui gli organi intellettuali siano, non pure temprati di vigore sommo ed egualmente proporzionato, ma velocissimi ne’ loro moti e di mobilità inconcepibile, e tuttavia in equilibrio perpetuo fra loro. Quindi i varj poteri dell’anima cospirano simultanei a radunare affetti, reminiscenze, riflessioni, immagini e suoni, forme e colori, e combinando tutte le idee in guise diverse e nuovissime le fanno presumere creazioni. Certo, ad ogni pensiero ed immagine che il poeta concepisca, ad ogni frase, vocabolo sillaba ch’ei raccolga, muti o rimuti, esercita a un tratto le facoltà tutte quante dell’uomo. E mentre sente le passioni ch’ei rappresenta, e riflette sugli effetti dell’arte, e medita la verità morale che ne risulta, l’orecchio suo pendendo attentissimo dalle minime dissonanze o consonanze delle parole, congiunge la melodia all’armonia ne’ suoni dell’alfabeto con proporzioni esattissime di modulazioni nelle vocali, e di articolazioni nelle consonanti, e l’occhio suo vede, e guarda, ed esamina tutti i fantasmi e le loro forme e i loro atteggiamenti, e le scene ch’ei vuole creare e animare: e sembrano ispirazioni. La velocità di produrre fors’è la prima; ma la paziente longanimità a perfezionare non fu mai dote seconda, o divisa dal Genio. L’impeto e l’affluenza incredibile de’ pensieri lo sollecita e insieme lo lascia perplesso intorno alla disposizione e alla scelta. Quindi i pentimenti, le correzioni senza