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al lettore. 131

riabile era allora meno repressa. La civiltà era più impetuosa e più rapida ne’ suoi progressi e ne’ suoi cangiamenti. Le opinioni sulla giustizia celeste regnavano onnipotenti, e operavano invisibili, come sempre, sovra la terra; ma allora pareano visibili, così che negli avvenimenti, ne’ costumi ed individui di quell’età lo storico sa raramente discernere, se più la natura o la società o la religione regolassero la vita degli uomini. A Dante nondimeno riuscì di descriverle con più verità ed energia, perchè in ciascheduno dei tre compartimenti del suo Poema fa quasi sempre che l’una predomini su l’altre due: e non già, a quanto io credo, per disegno premeditato, bensì perchè ciascheduno de’ tre regni differentissimi di quel mondo ideale rispondeva spontaneamente a tre distinte intenzioni.

Adunque parevami che potesse riescire opportunissimo commento il premettere alla prima Cantica un Discorso intorno alle condizioni civili dell’Italia, perchè l’originalità dell’ingegno suo risultò in gran parte dalla originalità de’ suoi tempi; e però nell'Inferno ei ritrasse l’umana natura, qual’ei la vedeva schietta, violenta ed eroica, e quale vive a patire e operare fortemente in tutte le età mezzo barbare.

Al Purgatorio, dov’ei più spesso allude alle lettere, alle belle arti, alle case regnanti, alle leggi, e ai costumi del suo secolo, e si compiace di ragionare con poeti e pittori e cantori e artefici di stromenti, era destinato un Discorso intorno alla letteratura di quella era, a fine di rintracciare i principj, e i progressi, e le modificazioni della civiltà, alla quale il genere umano europeo cominciava allora a rinascere.

E alla Cantica terza era da premettersi un Discorso sullo stato della Chiesa d’allora, della quale Dante si professa riformatore per diritto della sua Missione Apostolica, esposta nel Discorso sul Testo. Osservando