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130 | al lettore. |
della barbarie, era giunto quasi a riaccendersi nella sua mente.
Esposizione veruna non era mio intendimento di aggiungere al testo. L’aiuto migliore, anzi l’unico che il critico possa somministrare, consiste, parmi, nell’osservare i fatti reali, che il poeta adornò d’illusioni — l’ingegno suo o nell’inventare, o nell’adoperare i mezzi efficaci al suo scopo — i popoli e i tempi ai quali intendeva di scrivere — e sopra tutto la cognizione del mondo e del cuore umano che può derivare dal Poema, quand’anche fosse privato della magia della illusione, e di tutti gli abbellimenti dell’arte. Allora anche quelli che non hanno l’anima temprata agli allettamenti della poesia, profittano, non foss’altro, delle lezioni dell’esperienza altrui. E si fatte illustrazioni utili in tutti i grandi poemi, sono richieste dalla necessità, quando l’autore aduna avvenimenti e individui infiniti, e li ravvolge sotto il velo della finzione, — quand’egli allude a tutto quello che il mondo sapeva a’ suoi tempi, e richiede che i suoi lettori sappiano assai più di quanto i più degli uomini sanno, — quand’egli è creatore della poesia d’un popolo, e con ingegno straordinario si giova di mezzi ignoti a’ sommi artefici che lo avevano preceduto, e inutili a quanti poi li hanno tentati — e finalmente, quand’egli è il primo e solo pittore dell’età sua, e osservatore de’ vizi, delle virtù, e de’ caratteri di tutti i viventi.
Dante infatti rappresentò la natura — come vive sostanzialmente invariabile nel genere umano — e come va rimutando sembianze per le modificazioni della società di secolo in secolo — e come l’uomo per la ingenita sua necessità d’illudersi perpetuamente, e di vivere ad un tempo in due mondi, l’uno reale l’altro immaginario, si lascia governare da regole di giustizia derivate dal Cielo. La natura inva-