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116 ultime lettere d’jacopo ortis.

Ascolta intanto una estrema, unica, sacrosanta raccomandazione; e te ne scongiuro per l’amor nostro infelice, per le lagrime che abbiamo sparse, per la religione che tu senti verso i tuoi genitori, a’ quali ti sei pur immolata vittima volontaria — non lasciare senza consolazione la povera madre mia; che forse verrà a piangermi teco in questa solitudine dove cercherà riparo dalle tempeste della vita. Tu sola sei degna di compiangerla e di consolarla. Chi le resta più, se tu l’abbandoni? Nel suo dolore, in tutte le sue sventure, nelle infermità della sua vecchiaja ricordati sempre ch’essa è mia madre.


A mezzanotte suonata si partì per le poste da’ colli Euganei, e arrivato su la marina alle 8 del giorno, si fe’ traghettare da una gondola a Venezia sino alla sua casa. Quand’io vi giunsi, lo trovai addormentato sopra un sofà e di un sonno tranquillo. Come fu desto, mi pregò perchè io spicciassi alcune sue faccende, e saldassi un suo debito a certo libraio. Non posso, mi diss’egli, trattenermi qui che tutt’oggi.

Benchè fossero quasi due anni ch’io nol vedeva, la sua fisionomia non mi parve tanto alterata quant’io m’aspettava: ma poi m’accorsi che andava lento e come strascinandosi; la sua voce un tempo pronta e maschia, usciva a fatica e dal petto profondo. Sforzavasi nondimeno di discorrere, e rispondendo a sua madre intorno al suo viaggio, sorridea spesso di un mesto sorriso tutto suo; ma avea un’aria circospetta, insolita in lui. Avendogli io detto che certi suoi amici sarebbero venuti quel dì a salutarlo, rispose che non vorrebbe rivedere anima nata; anzi scese egli stesso ad avvertire alla porta perchè si dicesse ch’ei non accoglierebbe visite. E risalendo mi disse: Spesso ho pensato di non dare nè a te nè a mia madre tanto dolore; ma io aveva pur obbligo e anche bisogno di rivedervi — e questo, credimi, è l’esperimento più forte del mio coraggio.

Poche ore prima di sera, si alzò, come per partire; ma non gli sofferiva il cuore di dirlo. Sua madre gli si approssimò, e mentr’ei rizzandosi dalla seggiola andavale incontro con le braccia aperte, essa con volto rassegnato gli disse: Hai dunque risoluto, mio caro figliuolo?

Sì sì; le rispose abbracciandola e frenando a stento le lagrime.

Chi sa se potrò più rivederti? io sono oramai vecchia e stanca. —

Ci rivedremo, forse — mia cara madre, consolatevi, ci rivedremo — per non lasciarci mai più; ma adesso: — ne può far fede Lorenzo.

Ella si volse impaurita verso di me, ed io, Pur troppo! le dissi. E le narrai come le persecuzioni tornavano a incrudelire per la guerra imminente; e che il pericolo sovrastava a me pure, massime dopo quelle lettere che ci furono intercette: (e non erano falsi sospetti; perchè dopo pochi mesi fui costretto ad abbandonare la patria mia). Ed essa allora esclamò. Vivi mio figliuolo, benchè lontano da me. Dopo la morte di tuo padre non ho più avuto un’ora di bene; sperava di consolare teco la mia vecchiezza! — ma sia fatta la volontà del Signore. Vivi! io scelgo di piangere senza di te, piuttosto che vederti — imprigionato — morto. I singhiozzi le soffocavano la parola.

Jacopo le strinse la mano e la guardava come se volesse affidarle un secreto; ma ben tosto si ricompose, e le chiese la sua benedizione.

Ed ella alzando le palme: Ti benedico — Ti benedico; e piaccia anche a Dio Onnipotente di benedirti.

Avvicinatisi alla scala s’abbracciarono. Quella donna sconsolata appoggiò la testa sul petto del suo figliuolo.

Scesero, ed io con loro; la madre, come giunsero all’uscio di casa e vide