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ultime lettere d’jacopo ortis. 115

forse chiama te sola: tu devi la tua vita alla tua fama. Io solo — io solo morendo troverò pace, e la lascerò alla tua casa: ma tu povera sfortunata!

Sono pur assai giorni ch’io prendo a scriverti, e non posso continuare! O sommo Iddio, vedo che tu non mi abbandoni nella ora suprema; e questa costanza è il maggiore de’ tuoi beneficj. Morirò quando avrò ricevuto la benedizione da mia madre, e gli ultimi abbracciamenti dall’amico mio. Da lui tuo padre avrà le tue lettere, e tu pure gli darai le mie: saranno testimonio della santità del nostro amore. No, cara giovine; non sei tu cagione della mia morte. Tutte le mie passioni disperate; le disavventure delle persone più necessarie alla vita mia; gli umani delitti; la sicurezza della mia perpetua schiavitù e dell’obbrobrio perpetuo della mia patria venduta — tutto insomma da più tempo era scritto; e tu, donna angelica, potevi soltanto disacerbare il mio destino; ma placarlo, oh! non mai. Ho veduto in te sola il ristoro di tutti i miei mali; ed osai lusingarmi: e poichè per una irresistibile forza tu mi hai amato, il mio cuore ti ha creduta tutta sua; tu mi hai amato, e tu m’ami — ed ora che ti perdo, ora chiamo in ajuto la morte. Prega tuo padre di non dimenticarsi di me; non per affliggersi, bensì per mitigare con la sua compassione il tuo dolore, e per ricordarsi sempre che ha un’altra figlia.

Ma tu no, vera amica di questo sfortunato, tu non avrai cuore mai di obbliarmi. Rileggi sempre queste mie ultime parole ch’io posso dire di scriverti col sangue del mio cuore. La mia memoria ti preserverà forse dalle sciagure del vizio. La tua bellezza, la tua gioventù, lo splendore della tua fortuna saranno sprone per gli altri, per te, a contaminare quella innocenza alla quale hai sacrificato la tua prima e cara passione, e che pure ne’ tuoi martirj ti fu sempre solo conforto. Quanto mai v’è di lusinghiero nel mondo congiurerà alla tua rovina; a rapirti la stima di te; ed a confonderti fra la schiera di tante altre donne, le quali dopo d’avere rinnegato il pudore, fanno traffico dell’amore e dell’amicizia, ed ostentano come trionfi le vittime della loro perfidia. Tu no, mia Teresa: la tua virtù risplende nel tuo viso celeste, ed io l’ho rispettata: e tu sai ch’io t’ho amato adorandoti come cosa sacra. — O divina immagine dell’amica mia! o ultimo dono prezioso ch’io contemplo, e che m’infonde più vigore, e mi narra tutta la storia de’ nostri amori! Tu stavi facendo questo ritratto il primo dì ch’io ti vidi: ripassano ad uno ad uno dinanzi a me tutti que’ giorni che furono i più affannosi e i più cari della mia vita. E tu l’hai consecrato questo ritratto attaccandolo bagnato del tuo pianto al mio petto — e così attaccato al mio petto verrà con me nel sepolcro. Ti ricordi, o Teresa, le lagrime con cui lo raccolsi? Oh! io torno a versarle, e sollevano la trista anima mia. Che se alcuna vita resta dopo l’ultimo sospiro, io la serberò sempre a te sola, e l’amor mio vivrà immortale con me. —