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che si fà con un filo addoppiato, e verso la sommità tripartito, in nostra lingua chiamato pedoca, perche s’assomiglia al piede dell’Oca; indi sfioccare i detti sacchi leggiermente con una liscia verghetta, cioè fare, che stiano elevati, e sospesi, acciò agevolmente si arrendino per insaccare la presa.

Rispetto a gl’augelli si debbe riflettere, che siccome nel Roccolo si prende ogni sorta di volatj, eccetto che gli Acquatici, e Campestri, come l’Allodola, la Quaglia, ed altri simili, così e vopo averne nel Roccolo de cantori d’ogni sorta. Vuò dire Fringuelli nostrali, e montani, Pajarane, Pionzi, Raperini, Calderugi, Fanelli, Gardellini, Frosoni, ed altri detti Uccelli del becco grosso. Altri pure sono chiamati del becco sottile, come Tordi, Tordini, Merli, Tordele, da noi dette Dressi, Fischiere, e cantano nel lor linguaggio ne Roccoli. Gli Beccafichi poi, e gl’altri augelli Sepajuoli con varj nomi di Codirossi, Pettirossi, Capinere, Mattelle, Cingallegre, in nostra lingua Parisole, Beccamore, Usignuoli, Aletti, ed altri, il nome de quali è vario secondo il linguaggio de paesi, e diversità delle nazioni, non s’adoprano per cantori, mà più tosto per Zimbelli. Sebbene Capinere, Usignuoli, Cingallegre, che si nutriscono col pastello, e con la Tignuola, qualche volta ne Roccoli s’espongano al canto. Gl’augelli del becco grosso si pascono di miglio, panico, e seme di lino, quale misto si porge a Frin-


guelli