di poche penne cornuto, e vi si colloca sopra il mazzero, qual è un bastone sottile pannocchiuto, ed alto poco più d’un braccio lavorato al tornio con un piumacciuolo in cima, ed appuntato di ferro in fondo per ficcarlo nel solajo del padiglioncino medesimo, ed intorno a lui si sottopongono le gabbie de Tordi in numero di quattro ò più, ò meno, affineche questi chioccino in vendendosi sottomessi al giullare notturno uccello, quale volando a giuoco, e facendo capolino, e saltellando sù, e giù dal mazzero fà, che gli Tordi paurosi chioccino, ed invitino gl’altri di passata alle reti. E perche talvolta avviene, che la Civetta non si muove stando a chiocchio come sonnachiosa, e co’ le penne arricciate coccoloni entro a se stessa acquattata, un lungo spago, detto da noi filagna, e da Toschi lunga, s’attacca al geto, ò sia brachetta, che la tiene avvinta, quale tirato alla sommità della vedetta, dove l’Uccellatore dall’alto stà guatando gl’augelli passeggieri, vien mosso, e per consenso risvegliata, e scossa la Civetta medesima, che allargando le ale in atto d’aggrapparsi co’ gl’artiglj al piumacciuolo del mazzero impaura col suo movimento i Tordi, onde poi chiocciano, e fanno a gl’altri l’invitamento. Quì si debbe annotare, che gli Tordi chiocciatori prima si devono sperimentare, se sanno bene la parte loro, e s’adoprano quelli, che sono di fresco presi, perocche gl’avvezzi a la paura, e gli stanchi non chiocciano,