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varia sorta per ordine retto, l’uno dall’altro distante trè passi ò più, ò meno conforme l’idea del Roccolo, che si vuol formare più, e meno denso, con un regolato filare loro per lungo, e per traverso disposto. Tali arbuscelli debbono nel mezzo del Roccolo sormontare alquanto l’altezza del cerchio, mà declinando poi per ogni intorno a poco a poco vadino ad abbassarsi tanto, che il cerchio medesimo altrettanto a loro soprasti. Gli arbuscelli, che entro vi s’allignano, sono di Quercia, di Carpine, di Frassino, d’Olmo, qualch’altro di Vite selvatica, e di Ginepro, e di Spinalba, ò sia pruno bianco, che frutta rosse coccole simili a piccoli rotondi coralli, ed a queste piante s’avviticchia qualche ramuscello d’Ellera misto con qualche piantone di sanguine per fare maggior credenza a gl’uccelli, perocche gli Tordi spezialmente affidati si posano sù tali pianticelle, dalle quali pigliano l’esca, che gli alletta a venire all’insidia. Alcuni di questi arbuscelli si curvano ne rami loro, entro a quali inarcati in guisa di frondosa piccola volta si collocano le gabbie de gl’augelli cantori di quà, e di là disposte, ed appese per invitare gli passeggieri col canto loro. Nel centro poi del Roccolo, che appunto è il mezzo del cerchio, si piegano alcuni arbuscelli, e co’ loro rami inarcati s’intreccia un padiglioncino frondoso in figura quadrata, ò rotonda alto circa trè braccia da terra, entro a cui si pone la Civetta, ò l’Assiuolo uccello simile a lei


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