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luminosa verità, una tenerezza infinita mi prese e il mio cuore esulcerato effuse tristemente e voluttuosamente il proprio affanno: io narral alla cara creatura tutta la mia storia, l’amara storia che a nessuno avrei voluto confidare.

Anna sollevò verso di me gli occhi umidi di pianto, senza pr oXferire parola.

La sua tacita pena mi consolava. Poi, ella pure raccontò tutto Il passato e lio fana sua vita e gli studi compiuti fra gli stenti e il folrmierito di quella sua incompresa missione d’educatrice, fra bambini viziati in casa di gente altera e fredda. A Venezia era venuta, durante una breve vacanza a trovare una vecchia amica della sua famiglia a pascersìi un poco lo sguardo e la mente assetata di diletti intellettuali.

La confidenza larga, sincera andava con effusione crescente dall’una all’altra delle anime nostre all’improvviso affratellate nella 1 solitudine del mondo.

Mi pareva che il mio dolore, passando nell’anima innocente della fanciulla, si depurasse di tutta la parte più terrena e più colpevole.

Oh sì! innocente e pura ella era come il giglio del campo, ma non ignara dell’umana miseria; severa con sè stessa ella sentiva quella generosa pietà del fallire altrui che è la virtù degli animi superiori.

Da lei ho imparato a non giudicare mia madre. Da lei ho imparato a rispettarne in silenzio la memoria.

se E Quando tacemmo, paghi dell’intimo, grave colloquio ci si atfacciò una luminosa visione. Non avevamo mal amato e dinanzi a noi era la grandezza infinita dell’onesto amore. Ma la minaccia della prossima separazione ci fece rabbrividire entrambi. Allora io dissi:

Anna, Anna, si ricorderà ella di IDO Poocs La ricordanza è uno dei nostri migliori beni.... mormorò la fanciulla.

L’Accademia ormai sì chiudeva, era necessario di partire.

— Usciamo, usclamo all’aperto. Anna, o a contemplare insieme 1l cielo di Venezia, andiamo al Lido a vedere il tramonto, non m’abbandoni, per carità, Ella miguardò dolcemente mentre scendevamo le scale e disse con risolutezza.

— Io non posso venire con lei al Lido....

— Non mi ritiene degno d’accompagnarla ?

— Non lo dica nemmeno...:

— Dobbiamo dunque lasciarci imporre dal convenzionalismo sociale? Le anime nostre non sono diverse dalle altre? non l’abbiamo detto poc’anzi?

— Ah sì, Giuria, molto diverse!

— Kallora, ci lasceremo così? Anna, Anna!

Ella mi guardò con tristezza.

— Senza una parola Anna, senza una speranza?

— Facciamo un po’ di strada insieme, dissella allora pietosamente, avviandosi verso il ponte dell’Accademia. Io la segui, e assorti nel nostro colon mio; glungemmo fino alla piazza di San Marco. In mezzo ad una folla di forestieri, la banda suonava, in quel momento, l’intermezzo funebre del Crepuscolo degli Dei. La musica mi parve straziante ed era pur forza lasciarci!

Avevamo entrambi gli occhi pieni di lagrime. Lei, la donna, Ta più forte pronunziò la parola decisiva:

— 0dio; Giuria.

— SI, Maino "na che il Signore Ilaccompagni.

— Mi consente di chiederle una cosa, in quest’ora suprema?....

Ella annui collo sguardo.

— Non qui, in mezzo alla gente, fra tanti sconosciuti che ci guardano.... Entriamo nella chiesa di San Marco, non sarà una profanazione.

Anna non volle negarmi quest’ultima contentezza: ella s’avviò verso la basilica e io la segui. Il bellissimo tempio era quasi deserto e nella mite penombra la.

lampada ardeva dinnanzi all’altare.

To presi la fanciulla per la mano e le domandai con voce tremante:

— Anna, ella mi ha detto che la sua anima è sola?

— Molto sola.

— Non v’ha dunque nessuna più intima affezione, nessun vincolo che la lega alla vita?

— No, Mariano.

Siamo soli entrambi, Anna. Non potrò io guardare incontro al mio avvenire con una lontana speranza?.... non mi concede questo conforto, l’unico ch’io mi abbia?

Ella mi rivolse le sue pupille nere, ve late, con una muta interrogazione.

— Anna, mi vuole un po’ di bene?....