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Prima di lasciarci, molto commossi entrambi, noi ascoltammo insieme quella musica. La fanciulla s’era già avviata, per risalire la piazza, sola, quand’io domandal:

— Anna, ci rivedremo mai?

La fanciulla mi guardò, un po’ smarrita.

— Non so, diss’ella tristamente.

— Mi dica ove va domani?

Tl suo sguardo profondo ebbe una tale espressione di rimprovero che ne arros— Ha ragione..... sono ardito e indiscreto... — esclamai — ma d’altronde, non havvi nessuna legge superiore che assolva di questo fatto per sè stesso così innocente?

— Io non ho molti pregiudizî, — disse Anna — sono convinta che la sola coscienza debba regolarci. Non cedo ad un pregiudizio, seguo piuttosto un istinto.....

— Dunque, nel suo pensiero ella mi condanna?

— Oh no... io non ho alcun motivo di condannarla..... ma..... ci conosciamo così POCO —- Ci conosciamo da poco, non poco...

ci vogliono spesso degli anni per penetrare nel mistero delle anime, ma talvolta, basta un’ora sola perchè una creatura umana inconsciamente ci si disveli...

A me sembra d’averla sempre conosciuta, Anna... forse la sua immagine era in me da gran tempo... come un sogno...

Ella non rispose alle mie parole ma mi stese la punta delle dita dicendo risolutamente: — Vado.

— Iole dispiaccio! ben me n’accorgo...

Mi consenta di dirle una sola cosa ancora...

To non le chiederò più ove va domani.....

dove va gli altri giorni, ma se dovessi incontrarla per caso, se l’istinto mi riconducesse sulla sua via, mi permette di avvicinarmi e di parlarle?...

Ella esitò.

— Non mi risponde... lo chieggo come una grazia! implorai.

Allora ella assenti con un lieve cenno del capo, e senza più stendermi la sua manina, mormorò: «Buonasera» in fretta e, quasi vergognosa dell’assentimento, mi lasciò, con un fare brusco e rapida scomparve sotto le Procuratie, in mezzo alla folla.


Da un? ora, non avevo più pensato a mia madre. _Ne seni un rimorso cocente, Corsi alla posta, e vi trovai il seguente biglietto:

Caro Mariano, «Domanii miei figliuoli vanno a Chioggia. T’aspetto alle undici qui all’albergo. Ti presenterai come il signor Adriano Delfiore. Ricordati che una somma cauela è necessaria. Distruggi subito la mia lettera... Addio tua MADRE».

Alla lettura di queste righe il mio cuore cominciò a palpitare e palpitò tutta la sera e tutta. la notte. Passai molte ore dinanzi all’albergo Danieli senza veder nessuno, uno spossamento profondo mì ricondusse sfinito al mio alloggio. Ogni tanto rileggevo lo scritto dì mia madre, lo baciavo anche, tentando trovare fra le righe un’espressione di tenerezza. Quelle parole laconiche mi sembravano la conseguenza d’un naturale riserbo, d’un giusto turbamento e l’amor mio s’infiammava d’una pena crudele. Ma il pensiero di dover. prendere un nome falso mi destava un senso d’insuperabile ribrezzo, il nome volgarmente romantico, che mi era stato imposto, mi faceva orrore, e allora la piccola busta profumata, nei miei ardenti baci, mi bruciava le labbra come un oggetto clandestino.

M’alzai all’alba, andai errando per la citta. Un istinto mi trasse entro S. Marco.

Un cardinale celebrava l’uffizio divino dinanzi alla pala d’oro di Ordelafo Falier ove sta effigiato il simbolo dell’Eterna Sapienza; ardeva, fra gli aurei splendori velati della basilica, la bella lampada bizantina e, dall’alto della cantoria, un coro di giovinetti, con voci angeliche, purificate da ogni terrena passione, diffondeva sulla navata, sugli altari e sulla folla, un’onda di ritmi fugati, una musica mista di pietà grave e di pace infinita.

To mi volsi a destra e a sinistra in quella folla, cercando Anna Torio poiché sentivo la sua presenza. Non tardai difatti a scorgerla. Era inginocchiata in una panca e abbandonava la testa fra le mani in atto di fervente preghiera. Non vedevo che il nodo pastoso dei suoi capelli neri sotto le falde del piccolo cappello. Aspettai che sì sollevasse per salutarla: da lontano ella rispose gravemente al mio saluto. A. poco a poco mi ridussi dietro a lei onde potessimo ascoltare insieme la musica consolatrice che scendeva, scendeva sempre più mistica sugli astanti.

Ma per tema di dispiacerle, non osavo