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quella giovane bruna, dalla fisonomia capricciosa, vestita di giallo, che arriva ora, con una vecchia signora inglese... se non erro?.. Oh! distratto!

— Scusa, Peppino. È la signorina Muzio.

— Ah! è la fanciulla sdegnosa che ha rifiutato tante proposte di matrimonio?.. figlia, anzi orfana d’un industriale straricco? due milioni di dote e quella reliquia anglicana per angelo tutelare? me ne avevano parlato. Cercherò d’avvicinarmi.

— È vero, deve avere una dote assai vistosa — mormorò Stefanis.

— Ti farebbe voglia, eh? perchè non ti ci provi?..

— Non mi fa voglia, piuttosto mi fa orrore — rispose il giovane troncando rapidamente il discorso.

Valdusa lo guardò, maravigliato, con un cenno di disapprovazione profonda, poi s’allontanò in cerca di conoscenze nuove.

Stefanis rimase lì, sulla porta, ad osservare, col pensiero assente, le coppie che gli passavano dinanzi.

Valeria Muzio era seduta sopra un divano, in fondo alla sala, e discorreva, attentamente, con un signore d’età matura, nascondendo talora i suoi arguti sorrisi sotto un grazioso ventaglio d’artista. Ella indossava un vestito di crespo, semplicissimo, ma tagliato da mano maestra, la cui tinta, d’un giallolino caldo, dava valore al suo pittoresco e sano colorito di bruna; in seno, nella modesta scollatura e sui capelli neri e ondulati portava dei mazzolini di fresche giunchiglie della Riviera. Su quella persona armonica e fina che si distingueva fra tutte, su quel volto mobile ed espressivo si posava spesso, con cupa insistenza, lo sguardo di Stefanis cui sembrava vederla danzare, anch’ella, in mezzo ad una pioggia di monete d’oro.

Quanto aveva detto a Valdusa era profondamente vero. Quell’esagerata ricchezza gli offriva continuo soggetto di pena e di sconforto:

dopo ch’era venuto a Torino, dal suo paesello della Valle d’Aosta, per esercitare la medicina, ciò che faceva, d’altronde, con buon successo, egli amava Valeria d’un ardente ed esclusivo affetto, ma ritenendosi indegno della sua considerazione, non osava nemmeno avvicinarla per la tema di venir confuso coi suoi volgari ammiratori.

Concentrato in quel dolce e triste segreto, egli cercava l’unico suo svago negli studi, ma non mancava di cogliere a volo qualunque occasione gli offrisse il destro di vedere da vicino, e senza dar sospetto, la fanciulla dei proprî pensieri.

Al teatri, ai concerti ove non lo avrebbero attratto che le produzioni più scelte, ci andava sempre per lei; ai balli interveniva sempre per incontrarla, e sia nel fondo d’un palco, o tra le falde protettrici d’una