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tenda, egli se ne stava immobile e non visto a seguirla con lo sguardo, mentre in cuore gli si agitava una crescente tempesta d’affetto.

La signorina Muzio ballava volentieri, ed era sempre un fremito per lui quando un giovane le si avvicinava per invitarla. Quella sera egli la vide scrivere sul suo carnet anche il nome di Valdusa.

Quando il conte condusse seco Valeria in mezzo alla sala, per la seconda quadriglia, molti sguardi seguirono la coppia giovanile, le mamme mormorarono fra loro — un nuovo concorrente! — qualche fanciulla invidiosa represse una smorfia.

Negl’intervalli, tra le figure, Valdusa seppe intrattenere la sua compagna con discorsi molto garbati, qualche volta perfino sentimentali, senza mai varcare il limite della più scrupolosa delicatezza; trovò modo di dirle che lui era innamorato dei tempi antichi e del loro eroismo, che lo spirito pratico della nostra fine di secolo gli ripugnava.

— I nostri padri erano più grandi in tutto; nel sacrifizio e nell’amore; adesso chi ama più? — egli andava dicendo. — La febbre del denaro più che l’amore governa il mondo.

Valeria si volse a guardare il suo interlocutore e, come ognuno almeno una volta s’inganna quaggiù, le parve di leggergli nello sguardo azzurro un’espressione di sincerità. Quelle belle frasi nella bocca d’un giovane di modi gentili, anzi quasi cavallereschi, di aspetto seducente, adorno d’un bel nome e preceduto da un’ottima fama, parlavano con insolita eloquenza all’anima sua, ancora ignara d’’amorose emozioni. Ella rispose cortesemente:

— Sarà vero, ma ogni regola ha la propria eccezione. Dei cuori nobili, io credo, se ne potranno trovare come fra le tirannie del passato, così fra le grettezze del nostro tempo...

— N’è convinta? — diss’egli con vivacità, attribuendosi il complimento.

— Sarebbe dolce cosa per noi giovani, se il giudizio delle fanciulle ci fosse benigno. Ella, signorina Muzio, ha la fama d’essere alquanto severa, — soggiunse il conte, riconducendo, dopo la quadriglia, la graziosa sua compagna, presso Miss Cox, la governante inglese.

— Io? severa? — esclamò Valeria — non più di quanto occorre, sa.

— Ho udito parlare spesse volte di lei — continuò il giovane — e ho saputo ch’era molto, molto ammirata, ma... avevo giurato di starle lontano.

— Perchè? faccio forse paura?

— Sì e no. È una paura così strana, che appena la vidi entrare stasera, divenni subito spergiuro...

— Brutta cosa anche verso sè stessi.

— Ella è crudele, massime con un uomo che si confessa... Il mio errore fu quello di troppo presumere delle mie forze.