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la fanciulla straniera 3


— Te ne supplico, non fraintendermi Decio! In certe cose... vi mostrate anche troppo perversi! — ribatte Anna in tono di scherzo — ma non parliamo di questo nel momento in cui mi doni le prime viole di Roma. Roma! non mi par vero d’esservi finalmente arrivata!

E passando, ella nominava con sicurezza i monumenti e le vie.

— Tu la conosci meglio di noi! — esclamò Malvina con grande meraviglia.

— Il babbo me ne ha molto parlato, me ne parlava sempre. Roma aveva per lui i ricordi più cari. Egli me ne metteva spesso sott’occhio la pianta a ciò mi rendessi familiare con la città ov’è nata mia madre, con la mia seconda patria. E io ho tanto amato queste cose belle ch’esse hanno ancora per me l’incertezza paurosa del sogno.

Era un pomeriggio luminoso di marzo e la primavera si gloriava dei suoi fiori nella città dei ricordi e della bellezza. Canestri di primole e di violette, rami leggiadri di pesco dai boccioli ancor chiusi, mazzi di candide camelie, fasci di tulipani, ovunque una poetica esultanza di colori e di profumi. Anna de’ Wittov si sentì compenetrare dall’estasi ineffabile di quella prima visione.

La carrozza già infilava il Corso ed entrò poco appresso nell’atrio del palazzo de’ Rosas in fondo al quale s’intravvedeva, da un’elegante cancellata, il piccolo giardino interno tutto fiorito di azalee gialle.

La viaggiatrice saltò a terra e salì rapidamente le scale per raggiungere Ortensia de’ Rosas, la sorella di sua madre che l’aspettava sul pianerottolo. Un nodo la stringeva alla gola per quell’incontro con la zia quasi sconosciuta. Difatti ella si trovò fra le braccia matronali d’una signora grave, alta, impettita che subito allentò, con compassate parole, quella stretta poco spontanea e dopo i primi brevi istanti di repressa effusione, Anna un po’ turbata chiese il permesso di ritirarsi, esprimendo il desiderio di prendere un bagno freddo. Le sue cugine la seguirono con amorevole sollecitudine e Decio rimase presso la madre a scambiare le impressioni sulla nuova venuta.

— Bella non è davvero! — osservò donna Ortensia.

— Non è bella, ma è molto piacente. Ha un tipo fino, più anglosassone di tedesco, e poi... sembra che le rifulga l’anima dal volto.

— Avrà dell’ingegno, non lo nego, ma anche la sua buona dose di stravaganza — riprese donna Ortensia — l’originalità di suo padre era nota.