Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
44 | la fanciulla straniera |
La fanciulla trovò modo, passando dinanzi al piccolo appartamento di Decio, di porre, non vista, la busta suggellata su un vassoio in anticamera, poi scrisse un biglietto al prof. Heinselt in cui gli annunziava il suo ritorno col cuore sanguinante, ma pieno di coraggio; da ultimo pensò con calma a riporre nelle valigie la roba sua.
Decio comparve soltanto al desinare. Aveva il viso sconvolto, ma sul suo visibile accoramento prevaleva l’esasperazione del ferito orgoglio virile.
Anna sofferse di quella latente ostilità. Mentre donna Ortensia e le figliuole andavano a gara a colmarla di attenzioni, il giovane, molto concentrato in sè stesso si limitava alla sua solita cavalleresca cortesia che in quell’ora suprema aveva qualche cosa di glaciale.
Più tardi, mentre ella passava da un gabinetto per scendere dalla scala interna nel piccolo giardino ove le sue cugine l’aspettavano, il giovane la raggiunse, le disse con affettata freddezza:
— Dunque domani...
— Sì Decio.
— Inesorabilmente... — continuò egli, scrutandone il volto scolorato.
— Non è questa la parola. Lo vuole la necessità.
— Perchè?
— Non domandarmi Decio, è meglio assai.
— Tu persisti in ciò che m’hai scritto?
— Sì, Decio, sono costretta a persistere. Vi è nelle nostre anime una grande affinità primitiva, manca invece l’unità d’elezione.
Tu saresti divenuto, senza volerlo, un po’... assoluto, io avrei finito col ribellarmi. V’è un punto grave in cui non potremmo intenderci mai. Altre creature più dolci, più miti, più sottomesse devono allettare il tuo sguardo, amico mio. Per te la mia rinunzia dolorosa è un benefizio.
— Oh!
— Lo vedrai più tardi. Soltanto ricorda, ti prego, ch’io ti ho molto, molto amato e che... probabilmente t’amerò sempre!
Le parole di Anna avevano qualche cosa di semplice insieme e di solenne.
Il giovane si lasciò cadere su un divano, colla testa fra le mani. Un impeto improvviso di dolore lo colse, gli strinse la gola con un singhiozzo. Nell’urto di quelle due tempre risolute a non cedere nemmeno alle angoscie della passione, l’istinto ebbe ancora un momento fuggevole di prevalenza. Anna si commosse, s’avvi-