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34 la fanciulla straniera


La conversazione s’accalorò sulle noie e sui, piaceri della corrispondenza epistolare, sui soggetti inesauribili dello sport e della vita mondana, con qualche allusione coperta, per riguardo alle ragazze, del resto informatissime, sui piccoli scandali eleganti del giorno.

Simonetta parlava molto con Decio, e la sua casta e dolce bellezza, avvalorata dalle linee sobrie del vestito grigio, che proveniva da uno dei primi sarti di Parigi, e da un semplicissimo cappello di paglia, sembrava rifulgere, coi suoi toni fulvi e rosei, sullo sfondo verde.

Anna s’era raccolta nei suoi pensieri. Ella esultò quando la marchesa D’Origo propose di riprendere la via, perchè anelava di sottrarsi a un’impressione intollerabile. Porse la verità le si era in quel giorno chiaramente rivelata, forse ella sentiva entro sè stessa, nella inevitabile compiacenza dello spirituale trionfo, l’appassionato trasporto di Decio, ma, dinanzi a quel trasporto istintivo, Simonetta rappresentava la serena ragione, l’opportunità sorridente, la femminilità vittoriosa.

Un senso d’angoscia acuì ai suoi occhi l’incanto del paesaggio da Marino a Castel Gandolfo, sulla via tutta fiorita di asfodilli, che bramò indarno raccogliere, perchè nessuno se ne curava. Ella vide dall’alto, nella sua conca un po’ tenebrosa fra i boschi di castagni e di quercie, lo specchio tranquillo del lago d’Albano, su cui erra il tragico ricordo d’una fanciulla straniera, e vide la villa abbandonata dei papi, col suo bastione che la isola dal mondo, e giù nel vastissimo piano, il mare che taglia l’orizzonte con una fascia d’argento, la campagna d’un forte colore d’indaco, screziato di verde malachite, e provò nell’anima la gioia quasi spasmodica delle compiacenze indimenticabili. Ma quella visione fu assai fugace: le automobili correvano verso Genzano, l’ultima tappa. Le verdi gallerie di elci, il mirabile ponte dell’Ariccia, sparirono anch’essi troppo rapidamente, e Anna fu lieta di poter mirare con quiete, dal parco delizioso della villa Cesarini, quella turchese caduta dal cielo ch’è il lago di Nemi, e godere all’ombra placida dei viali che scendono sino alla sponda, tra i fiori silvestri e le felci frastagliate, la giocondità della poesia campestre nel trepido silenzio del suo cuore.

L’automobile di Decio avendo subito più tardi, presso Albano, un guasto alla macchina, il giovane propose alle sue sorelle e ad Anna di tornarsene a Roma col treno che doveva passare da lì a poco. Così Anna, all’ultim’ora, si trovò seduta inaspettatamente accanto a suo cugino. Il compartimento era pieno di