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14 la fanciulla straniera


Spesso, in quelle stanze, nascevano discussioni interminabili fra le sorelle de’ Rosas, sul valore delle persone, sulle mode, su certe usanze, durante le quali Anna si rincantucciava, taciturna, con qualche libro.

— Aennchen, Aennchen! parla dunque, sentiamo il responso dell’oracolo! — disse quella sera Dorabella, durante un grave dibattito — fra i due chi sceglieresti tu per marito, un giovane bello, povero... per modo di dire! — ventimila lire di rendita — con suocera, o un brutt’omo, un po’ anziano, straricco, senza suocera?...

— Nessuno davvero — rispose Anna ridendo.

— Ecco la saggia Minerva! — esclamò Malvina chinandosi sovra di lei con una impetuosa carezza — saggia e... romantica come il fratello nostro.

— Bel romanticismo quello di Decio! — ripigliò Dorabella, sono certa ch’egli finirà per sposare Simonetta d’Origo... bella, buona, ricca e di nobiltà patrizia, scusate s’è poco!...

— Fino adesso — disse Malvina — egli ha sempre sostenuto che Simonetta ha troppi quattrini... che non vi è nessuna poesia!...

— Già, gliene vengono, tratto tratto, di queste aberrazioni, ma sono cose che passano. Per mio conto, garantisco, mi piglierò il fortunato che ne ha di più... Che cosa leggi con quell’attenzione, Anna? sempre immersa nei tuoi libracci! Telepatia!... Radium!... La psiche nei fenomeni della vita!... auff! che noia! non vieni a assistermi col tuo consiglio per questa pettinatura?

Anna si prestò a dare un tocco sapiente alla toilette delle sue cugine, puntando uno spillo, correggendo la posa d’un fiore. Le sue piccole mani agili di lavoratrice si movevano con destrezza anche fra le gale e le trine, fra le folte ciocche dei capelli. Quelli di Malvina nerissimi, flessuosi, erano disposti in lente ondulazioni. Dorabella, la bionda, li portava sollevati sulla fronte, all’antica.

— Sono curiosa di vedere se vi sarà Giordano Ardore — mormorò Malvina, infilandosi i lunghi guanti nelle bellissime e candide braccia — sai, è un ufficiale che giorni sono all’ambasciata di Francia mi regalò un giglio semichiuso, in fondo al quale stava nascosto un sonetto... scritto minutissimo, così minuto che- mi ci vollero le lenti per decifrarlo... Se mia madre lo sapesse, povera me!

— Io sonetti proprio no... — interruppe Dorabella — ma la telegrafia senza fili sì e guai a chi se n’accorgesse!...