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10 la fanciulla straniera


trofei di palma, una luce azzurrina inondava i biancori dorati della basilica nella sua imponenza sovrana, i mirabili putti del Fiammingo sembravano sorridere sul tabernacolo del Bernini e in alto, nella tribuna fiammeggiava, fra i sepolcri dei papi, circondata da una gloria di angeli, sul suo fondo trasparente, l’immagine del Paracleto.

— Questo tempio è così stupefacente nel suo complesso — disse Anna più tardi, sortendo dall’atrio — che la prima volta non si potrebbe discendere a una minuta analisi delle cose. Io tornerò a San Pietro sola per passarvi delle ore, ma che volete, prima avrei bisogno di vedere una piccola, antica chiesa cristiana...

— San Clemente — suggerì Malvina.

— O la cappella di Santa Cecilia nelle Catacombe — proseguì Decio.

— Le Catacombe! con quel puzzo di rinchiuso, con quell’incubo di rimanervi sepolti vivi! — esclamò Dorabella.

— Rassicurati! a titolo di compenso ti mostreremo l’esposizione di mode di miss Ethel White! — concluse Decio, ridendo.

— Ti prendo in parola, e mi farai un bel regalo!

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*  *

I giovani andarono peregrinando alcuni giorni dalle chiese ai musei, dalle ville alle rovine. Decio era un sicuro e piacevole cicerone e trovava nella sua cugina una colta ed intelligente ascoltatrice, ma Dorabella e Malvina non tardarono a stancarsi di quella vita così poco conforme alle loro aspirazioni e Anna, che non voleva tediare i compagni, finì coll’escire spesso sola, di buon mattino. Ella conobbe così, a poco a poco, la bellezza di Roma e molte mirabili cose le divennero in breve tempo familiari. Nondimeno ella si sentì richiamata con insistenza da quadri e statue meno noti, da brani d’architettura nascosti nell’ombra, da certe visioni di paesaggi singolari che avevano destato nel suo animo gioie soggettive, entusiasmi ignorati dalla folla dei forestieri convenzionali.

La Pasqua solenne era trascorsa e dopo la dolce melanconia dei cantici sacri, la fanciulla gustava tutta la serenità festosa dell’aprile romano, nel cielo incomparabile d’Italia, nella freschezza trasparente del verde novello che si fa di smeraldo fra le masse cupe del verde perenne. Se le tragiche rovine dell’epoca pagana avevano attratto con dolorosa stupefazione il suo pensiero, la poesia dei primi tempi del cristianesimo che sopravvive in