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20 | Il sacrificio dì Ieronima |
cordanza, in quell’ora di quiete, dopo la materiale, faticosa giornata.
Tutta la vita trascorsa si riaffacciava con ineffabile e malinconica dolcezza
alla sua fervida fantasia di sognatrice: le belle passeggiate sugli
ameni colli di Firenze ove dai muri degli orti si sporgevano le rose a
ciocche a ciocche, gli entusiasmi per la natura commisti alle gioie dell’Arte,
i lieti, sereni soggiorni in qualche romito paesello dell’Appennino
durante i mesi delle vacanze, le indimenticabili serate d’inverno, quando
nel salottino reso più ospitale dall’allegra fiamma del caminetto, il
maestro Moras correggeva le fughe del gentiluomo straniero, ed ella,
Ieronima, dopo aver preparato colle sue mani, sopra un tavolino a parte,
il thè e dei saporiti sandwiches, si ritirava in un angolo a lavorare o a
leggere, ascoltando il mormorio di quelle due voci così diversamente
e così intensamente care entrambe.
Poi, alle volte, quando Giordano s’addormentava dopo la lettura della quarta pagina del suo giornale, ella [s’impossessava della] Gazzetta, cercava le notizie artistiche dei teatri, sovrattutto dei concerti, e le scorreva avidissima con un turbamento represso, con una specie d’esaltazione, ma nessuno, oh! nessuno mai penetrava nel mistero di quella povera anima straziata dal tormento del suo fallito sogno; e se questa sofferenza, sempre gelosamente contenuta, per caso si tradiva, suo fratello e sua cognata la guardavano con maraviglia, colla sterile compassione di chi non comprende.
Ieronima, per natura abilissima, si prestava a tutti i servigi con un’abnegazione piena di fierezza. Le sue mani fatte per iscorrere genialmente sulla tastiera, s’immergevavano volonterose nella farina e nelle uova delle tagliatelle, preparavano le carni sanguinolenti e il merluzzo dall’odore di fradicio, curavano verdure, spremevano il sugo dei pomidori; s’annerivano col carbone, ravvivando il fuoco del fornello. Tutti i giorni era lei che lavava i bimbi, che conduceva i maggiori a scuola, che li andava a riprendere. Passavano tristamente le settimane nella uniformità della vita giornaliera comune, così piacevole ai più, così pesante per le creature assetate di conforti intellettuali.
Verso la fine di marzo,una lontana parente invitò Ieronima a passare la giornata in una sua fattoria nei dintorni di Pistoiae la fanciulla scelse Valdo a compagno della piacevole gita primaverile. quando fu sola col bambino, suo unico conforeto ella dette sfogo alla repressa predilezione del suo cuore, a a tutta la tenerezza fatta di ricordi e di speranze che quell'[....] esistenza le ispirava.