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Il sacrificio di Ieronima 9


— «L’ostacolo è questo, lo so, lo vedo... e non mi so convincere lo stesso. »

— «Mi sembri avviata per una strada falsa, Ieronima. Le donne, in arte, non hanno mai fatto nulla, ch'io sappia... sono vite sbagliate, codeste, stanne sicura. Accetta l’ospitalità nella mia famiglia... una camera per te vi sarà sempre, e col piccolo reddito che t’ ha lasciato nostro padre...

— «Sì sì, quello potresti accettarlo tu per il mio mantenimento », disse la fanciulla entrando con visibile ripugnanza in simili particolari, «e forse non basterebbe nemmeno, ma io cercherei di rendermi utile ai bambini...»

— « Oh per questo, non ci pensare!» esclamarono marito e moglie ad una voce.

In quel breve dialogo era stata discussa la sorte d’ un'intera esistenza di donna. Ieronima Moras era la figlia d'un maestro di pianoforte che congiungeva, ai meriti d'insegnante, le attrattive d’un'anima d’ar- tista. Buono e corretto scrittore, ma per troppa modestia e per costante sfortuna ignorato dalla fama capricciosa, egli aveva vissuto nel silenzio dei suoi ideali, cercando di trasmetterne la poesia agli scolari intelli- genti, rinchiudendosi tutto in un freddo convenzionalismo di professione laddove non gli sembrava di non poter trovare propizio terreno.

la moglie gli era morta giovane, lasciandogli due figli dei quali soltanto Ieronima, la gentile fanciulla, aveva ereditatro la tendenza e la qualità artistica. Giordano, non privo di ingegno, ma nato a intendimenti affatto comuni, s'era messo di proprio mpulso negli studi legali e percorreva la carriera dell'impiegato.

Se il vecchio maestro aveva raddoppiato il lavoro per procurare al figliuolo una posizione onorevole, con Ieronima, la geniale e amorosa consolatrice della sua vita era stato largo di tutta la sua tenerezza, di tutti i tesori dell'intelletto e del cuore. Ieronima, che era la più intelligente allieva, il solo pubblico dei suoi concerti, forse l’unica fida in- terprete dei suoi lavori.

Giordano,che contava dieci anni più di lei, s'era separato presto dalla famiglia, aveva voluto ammogliarsi ed era già carico di prole: rimasti soli Moras e la figlia, si deliziavano d’ affetto e di musica, sor- retti, aiutati in tutte le traversie della sorte da queste due fonti vive dell'umano conforto, le quali, così diverse come sono, fondendosi una nell’altra, danno al sentimento la più poetica intensità.

E delle Arti, non sola la musica li attraeva: leggevano molto insieme, sempre libri scelti, spessissimo i poeti nazionali e stranieri; la domenica