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fiori d'inverno 879


Quanta parte hanno i fiori nella nostra esistenza!...

A molti sono oggetto di guadagno, a parecchie disgraziate creature sono principio della massima corruzione, ad un piccolo stuolo di felici, sereni amici della Natura sono scopo di osservazioni scientifiche, di studi, di viaggi, ai ricchi servono di lusso e di diporto; ovunque essi partecipano alle vicende dell’umana vita, alle lagrime e alle contentezze, alle feste e alle commemorazioni. Non v’ha riunione, non v’ha banchetto senza fiori; essi cingono le culle dei neonati, come i letti funebri, tremolano fra le pieghe del casto velo di sposa, e diventano spesso messaggeri di colpa, in seno alla fanciulla sono pegno d’amicizia o trepido ricordo d’amore, all’occhiello dei giovani testimoni di leggerezza, in capo alle donne ministri di vanità. Fuggevoli interpreti d’affetti, di memorie, di gare, d’ambizioni o d’eletti trasporti, se rari, tanto più preziosi, essi adornano città e villaggi; li troviamo ovunque, nelle nostre case e in quelle degli amici, li vediamo nelle stazioni, nei caselli delle strade ferrate, negli alberghi, nei negozî, sulle finestre e sui balconi, dinnanzi alle immagini sacre e alle profane, nei teatri e sugli altari, nei pubblici passeggi e nei camposanti, negli omaggi alla gloria e nelle ghirlande di morte.

Ma io credo che mai, mai il fiore assurga a più nobile scopo se non quando, come manifestazione poetica, geniale della grande mente creatrice e della divina sapienza, come produzione estetica e. perfettissima della Natura, proprio in quei giorni di letale riposo in cui la Natura, la forte amica ci toglie i suoi conforti, esso riesce di sollievo e di ricreazione gentile a certe anime solitarie cui la vita ha molto negato, cui è sempre dolce il sognare e che anche in seno a questi piccoli figli dell’universo infinito leggono, come si leggerebbe in fondo all’immensità del mare, l’onnipotenza di Dio e la speranza delle arcane cose.

Jacopo Turco.