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fiori d'inverno 877


la sua robustezza e fecondità di fioritura la specie obconica d’un tenero color lilacino, nè quella ancor più ricca delle begonie che ha i suoi mirabili campioni d’inverno in cui primeggiano la B. semperflorens e la B. Bruanti floribunda.

Fra le palme, le cicadee, fra la tenue verdura degli asparagi e le frondi delle felci fra i Philodendron, le aralie, i ficus, le yucche che hanno un sì grande valore decorativo, il Viburnum tinus e il Pittosporum tobira due begli arbusti, fragrante quello di mandorla amara, questo di arancio, dispiegano le loro bianche umbelle accanto alla Diclytra, all’Hofeja japonica, alle libonie, alle pittoriche petunie che sembrano effondersi in morbide cascate di fiori imbutiformi multicolori, all’artistica Dahlia semplice, tipo di moda, che l’arte più che mai deve costringere a rinnegare i suoi istinti per far parte delle vanità invernali. E dall’alto, su questa ricchezza, qualche pianta arrampicante versa la grazia dei suoi fiori, la Cobaea, le campanule violacee, il Rynchosperma jusminioides le sue ciocchette bianche, i Tropacolum tuberosi le strane corolle rosse, gialle, celesti. Infinita è la schiera delle piante annuali che, seminate in epoca opportuna, si possono indurre a fioritura invernale, io non citerò che le violeciocche (Cheiranthus annuus) specie la rimontante di Dresda, candide come fiocchi di neve, le altre viole ciocche gialle (Cheiranthus cheiri) ad una delle quali Saintine dedicò il suo libro “Picciola„ dimenticato ora ma pieno di sentimento, le romantiche viole del pensiero e le note miosotidi, fiore della ricordanza.

La legione dei rizomi e dei tuberi fiorenti nella cruda stagione è innumerevole, anzi essi, sembrano preferirla alle altre. Basti il pensare ai giacinti, al cari, primitivi giacinti romani precocissimi e d’una squisita fragranza che hanno le loro miti varietà di rosa e di ceruleo, ai grandi giacinti, di Haarlem così olezzanti, così delicati nelle loro tinte carnicine, pagliarine, azzurre ascendenti fino al turchino nerastro, ai superbi tulipani d’Olanda a tutta l’eletta coorte dei narcisi e delle giunchiglie cui formano corteo le piccole scille color di cielo, la Triteleia uniflora colla sua solitaria stella d’una bianchezza grigia, i candidi Allium, le graziose Ixie, i ranuncoli di fiamma, i Crocus, i grandi ciclami d’Africa, le Iris che drizzano fieramente sullo stelo le lacinie del variopinto perigonio il quale giustifica il nome tratto dall’arcobaleno, mentre le moderne Freesie pallide, chinano languenti il loro corimbo sulle fogliuzze lanceolate; basti immaginare un gruppo di fulgide amarilli o di superbe clivie (Hyman tophillum) così ornamentali nella loro pompa di fiori gigliacei, ranciati, dominato da un altro gruppo di Calla aethiopica, dell’antica ma sempre ammirevole aroidea, detta verga d’Aronne, e dall’Arum sanctum, la calla nera, importata dalla Palestina a simbolo di lutto e di dolore.