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876 fiori d'inverno


cruda, il calicanto precoce riveste i suoi ramoscelli di piccoli fiori, giallicci e bruni, olezzanti da lontano; le Forsythie si coprono tutte di corollette leggere come d’una velatura gialla, lo scapo solitario del bucaneve (Galanthus nivalis) s’adorna di un pendulo parigonio la cui candidezza è macchiata di verde, non lungi dalla rosea Calluna che ama serbare anche ai geli la grazia dei suoi minuscoli calicetti. Gli amenti del nocciuolo i così detti “gattini„ che pendono ondeggiando dalle nude frasche, sono bottoni anch’essi che attendono il primo efficace raggio di sole. Più mirabili delle altre, queste piante discrete che ci deliziano nella stagione infida, per tornare nel loro retroscena quando la primavera appare festosa col suo corteo floreale, destano in noi la stessa simpatia tenera che suole infondere il merito ascoso e senza vanto. D’altronde, nelle stanze ben soleggiate, nelle aiuole difese, nei propagatori, nelle serre, nei così detti giardini d’inverno la nobile passione dei fiori ha campo di sbizzarrire appagando ogni individuale preferenza.

Vi sono le piante che con pochi gradi di calore e mercè una scarsa cura fioriscono spontanee come per elezione, forse per l’atavismo imposto loro dalla lunga cultura artificiale; vi sono le piante che domandano le costanti sollecitudini dell’orticultore, vi sono finalmente quelle che esigono attenzioni speciali, infinite, minutissime e a cui non intendo alludere perchè esse formano altresì il privilegio di pochi.

Nominerò anzi tutto la mammola prediletta dalla donna di cui dovrebbe essere più spesso l’immagine, la violetta celebre d’Udine, la sempre rinomata violetta pallida di Parma dall’olezzo speciale, la semplice violetta precoce, la viola russa così grande e così bruna, gli amorini (Reseda) specie la qualità Machet, della quale una pianta sola basta per dar profumo a un appartamento, la graziosa Impatiens sultani, la margherita biancheggiante di stelle, i crisantemi e gli astri d’inverno, fiori tutti semplici e di poca importanza che alle feste famigliari di Natale e capo d’anno aggiungono un sorriso di fresca letizia. Ma in quel tempo incominciano a fiorire anche le Cinerarie bianche, porporine, azzurre che l’arte dei Francesi e degli Ungheresi ha portate a mirabili dimensioni, la Sparmannia africana dal fiocchetto di stami crocei, dai delicatissimi petali bianchi, gli Abutilon, in forma di singolari nappine, la Daphne dall’odore narcotico, Echeveria retusa dalle glauche foglie carnose, le meste pervinche, le leggiadrissime eriche esotiche; le veroniche, le salvie di fuoco, gli Habrothamnus dalle ciocche coralline, gli Ageratum, la bella Saxifraga rosea dell’Hymalaja. Non voglio dimenticare la poco estetica ma brillante e decorativa camellia, i garofani, fiore del povero e del ricco, i gerani inimitabili per la forza di colore, nè la svariata famiglia delle primule, semplici, doppie, frangiate, candide, carminate, gialloline fra cui domina per