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Ad un tratto Lodovico le disse:
— Non sei stata mai così bella, Natalia, ma sei crudele..... — e prendendola per le mani e fissandola nelle pupille con tutto il fuoco dei suoi vent’anni tentò d’attrarla a sè.
Vinta da una molle stanchezza, sempre più affascinata da quell’amore che la cercava con inesauribile insistenza, la fanciulla era presso a cedere: quasi inconscia della realtà ella dimenticava all’improvviso, lì sulla soglia della sua verginale cameretta, il suo passato innocente e l’onore custodito con sì gelosa cura. Ma mentre la sua testina bruna, dai capelli scomposti, s’abbandonava sul petto anelante del giovane per accoglierne alfine la desiderata carezza, una campana argentina suonò da lontano.
Era l’Angelus, il pio saluto alla Vergine.
Natalia stette un secondo in ascolto e sbarrando gli occhi, con un fremito di spavento, tentò svincolarsi.
Un lampo d’ira balenò nello sguardo torbido del giovine, che divenne ad un tratto imperioso, quasi brutale nel suo accecamento, ma sul volto atterrito di Natalia apparve allora un’angoscia così supplichevole, così disperata ch’egli allentò suo malgrado le braccia e la disciolse.
La fanciulla rientrò, vacillando, nella sua stanza. Dalle persiane aperte penetrava la blanda luce dell’alba, un’alba fredda e grigia d’inverno.. Ella 4 si strappò con le mani tremanti il domino bianco,